Luciano Spalletti è il nuovo allenatore del Napoli: rispetto all’era Gattuso, non dovrebbero esserci grosse novità a livello tattico.
A scandire l’ufficialità è stato il solito tweet di benvenuto di Aurelio De Laurentiis, che ormai anticipa il comunicato della società: Luciano Spalletti è il nuovo allenatore del Napoli e lo sarà almeno fino al 2023, segno che alla fine ha prevalso la linea dell’usato sicuro e non quella della ‘scommessa’ (come sarebbe stato considerato l’ingaggio di Sergio Conceiçao). Reduce da due anni sabatici, Spalletti ritrova la Serie A ma non la Champions League, sfumata proprio all’ultima giornata e cruccio di Gattuso, che quantomeno avrebbe voluto salutare la piazza con la soddisfazione del ritorno nella massima competizione continentale.
Ma come giocherà il Napoli di Spalletti? Innanzitutto bisogna sottolineare come, a meno di ribaltoni, non ci saranno novità sotto l’aspetto tattico: così come Gattuso, anche l’allenatore di Certaldo predilige il 4-2-3-1 come sistema di gioco, trasformabile al massimo in un 4-3-3. Modulo già utilizzato durante il biennio trascorso all’Inter e nella turbolenta seconda esperienza alla Roma: a cambiare, semmai, sarà qualche interprete in odore di cessione che potrebbe essere sacrificato sul mercato per dare respiro alle casse.
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Spalletti ovviamente chiederà di mantenere lo zoccolo duro della squadra che non dovrà essere stravolta: uno tra Fabian Ruiz e Koulibaly (i due che hanno più mercato) potrebbe salutare, ma il resto dell’undici titolare rimarrà pressoché immutato. A partire da Zielinski, pilastro azzurro che in tempi non sospetti ha firmato il rinnovo fino al 2024, confermando il legame simbiotico con la città che gli è entrata nel cuore. Stesso discorso per Osimhen e Insigne: se per il nigeriano non sussistono problemi di contratto, per quanto riguarda il capitano dovrà essere superata al più presto l’impasse sul rinnovo che preoccupa un po’ il popolo partenopeo. Ma c’è da scommetterci che Spalletti punterà con forza sullo ‘scugnizzo’ nel processo di conoscenza della squadra, chiedendo di far sì che vengano evitate brutte sorprese.
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