Nella stanza di Ciro: “Perché vogliono arrestarmi? Voglio la maglia del Napoli”

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“Io non ho fatto niente, io non c’entro. Mamma, tu mi credi? Voglio la maglia del Napoli…”
È questa la frase che Ciro Esposito, il giovane napoletano che ha combattuto con la morte a causa di una partita di calcio, ripete più volte a chi gli sta intorno.
Alla madre, in primis, la persona che ovviamente gli sta accanto dall’ormai lontano 3 maggio, data di quella sfortunata serata che ha rischiato di costare la vita al giovane Ciro.

“Perché mi vogliono arrestare? Guardate come mi hanno ridotto..”
Ciro non trova pace, e continua a porre interrogativi anche a chi, come la Gazzetta dello Sport, è riuscito ad entrare nella sua stanza al centro di Rianimazione del Policlinico Gemelli.
L’effetto dei sedativi va e viene senza una logica. E forse aiutano il ragazzo a superare questi giorni difficili, a metà tra l’ansia per la propria salute e quella per il proprio futuro.

“Le sue giornate ora sono piene di incubi. E quando affiorano, lui cerca di difendersi. Ogni tanto sembra vivere stati di allucinazione, i medici hanno detto che è normale. Come se vedesse nemici dappertutto. Forse è per questo che dice tante parolacce, anche a noi”, il racconto della madre.
Ancora più tese le parole del papà:
“Ditemi voi come dovrei definire chi ha ridotto così questo povero ragazzo. Un ultrà? Un fascista? Un delinquente? No, per me Daniele De Santis e i suoi compagni sono stati dei terroristi. Gli hanno teso un’imboscata, coperti dai caschi integrali. Se non è stato un agguato, come devo chiamarlo?”

E poi l’appello, disperato e all’unisono: “Non dimenticatevi di Ciro e aiutateci a ricercare la verità.”
Una brutta storia che non sembra avere fine.

 

Fonte: La Gazzetta dello Sport

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