La stagione dei rimpianti è finalmente finita

napoli lazio

 

 

E’ finalmente giunta al termine questa stagione maledetta.

Dai preliminari di Champion’s League persi a Bilbao alla qualificazione non ottenuta per errori commessi a valanga e non solo contro la Lazio.

Il terzo posto è sfumato durante questa stagione, un passo alla volta.

Non è facile da digerire, quando su un vassoio, una dopo l’altra, ti vengono servite le occasioni.

La parata dell’ipocrisia è finita.

Un passo indietro e due spinte in avanti.

Provate a ripensarci adesso, cercando di metabolizzare e mettendo a tacere il cuore.

Si, il cuore.

Un muscolo, semplicemente un muscolo: eppure, all’ennesima delusione, era proprio lui che faceva male.

Ci abbiamo creduto solo noi Anna” mi ha sussurrato all’orecchio Mariangela.

Sulle gradinate, mentre il San Paolo si svuotava ed io non riuscivo a trattenere le lacrime.

Noi, solo noi ed il nostro entusiasmo, il nostro appoggio, l’indiscusso sostegno che non sono arrivati a destinazione.

La steward che ci chiede di andar via; osa chiedersi come sia possibile piangere per una partita.

Si è risposta da sola.

Una partita? Per lei che è li contro voglia, mentre preferirebbe essere a mangiare una pizza con il fidanzato o a bere una birra con gli amici. Come puoi spiegarle, trovare le parole e dare voce a ciò che senti e che ti ha spezzato il cuore?

Solo chi lo respira questo amore riesce a capire. Agli altri, anche una spiegazione, non può servire.

Il Napoli in smoking e con le ciabatte. Arriva al party ma resta in un angolo a fare tappezzeria.

La Roma regala una settimana di ansia e speranza. Eppure, al triplice fischio del derby, non ho smesso di credere che si sarebbero fatti trovare pronti.

Per una volta, l’ultima volta tutti puntuali e presenti all’appello.

Una battaglia da giocare e gli unici guerrieri erano sugli spalti.

Antonio racchiude una stagione in poche righe: “Illusi, delusi. Morti, resuscitati”. E questa stagione rispecchia pienamente le nostre debolezze, le nostre pecche e le nostre incapacità.

Higuaìn soffre la pressione. Lo stadio che lo incitav, ha provocato in lui la reazione opposta a quella che si sperava. Nel pallone, letteralmente nel pallone e per assurdo, un rigore ha segnato una stagione”.  Monica accende una discussione senza fine. Ma a conti fatti, i se avessimo ed i potevamo non cambiano il percorso fatto ed il finale di campionato che ci vede, paradossalmente, quinti. Oltre al danno la beffa.

La viola ci supera e sorride. Una rincorsa senza sosta, un prendi e lascia senza fine.

Mai, come questa annata storta, ho desiderato che finisse. Iniziata male, finita peggio, assolutamente peggio.

Abbiamo concesso tre gol ai laziali, oltre ogni logica del calcio. Neanche alle partitelle dei miei amici si vedono cose del genere”. Non è per nulla tranquilla e serena Anita mentre mi urla la sua rabbia “Gli abbiamo concesso di festeggiare per due volte a casa nostra. Per due volte abbiamo dovuto sopportare un’umiliazione”

La curva A sbrocca legittimamente ed urla a gran voce “vergogna”

Mentre gli altri scappano, con la coda tra le gambe.

Un Insigne a testa bassa viene a portare il suo saluto.

Dietro di lui un Hamsik spento, seguito da Mertens, Inler e Gargano.

Tace per un momento la curva per poi esplodere in un applauso.

Il mio, invece, forte e continuo, va al gate 21.

Al pareggio mi sono sentita stretta in un forte abbraccio e mentre li osservavo, leggevo nei loro occhi la mia stessa convinzione. Si può fare, se ci credete si può fare e nessuno, nessuno di loro è riuscito a trattenere le lacrime.

Che tristezza, quanta amarezza in questa ennesima follia.

Chiudiamo un capitolo triste, addolcito da emozioni forti e sogni sperati e desiderati.

La stagione è finita, ma il toto mercato non va in ferie.

I nomi si accavallano, come sempre del resto.

Se solo 1/3 dei nomi accostati alla società azzurra realmente firmasse per il prossimo campionato, potremmo vincere il triplete già da adesso, a tavolino.

Game Over ma Insert Coin, da subito.

E non per tutti quelli che domenica sera, da casa o dallo stadio, non aspettavano altro che sputare sentenze.

Ma per chi c’era e resta ieri, domani, sempre.

di Anna Ciccarelli

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