Valon Behrami, fino all’ultimo respiro

valon bera

 

“Non avrei mai potuto continuare con lui sulla panchina. Lo scorso anno avevo un problema al piede e potevo giocare solo grazie a continue infiltrazioni, Benitez conosceva la mia situazione ma continuava a schierarmi in campo perché considerava Jorginho ancora inesperto. Ho giocato in queste condizioni anche contro la Fiorentina in finale di Coppa Italia. Non mi sono mai tirato indietro, fa parte del mio carattere. Fui accusato da Benitez di pensare solo alla Coppa del Mondo, espresse dubbi sulla gravità del mio infortunio, gli mostrai anche le radiografie per fargli capire che si sbagliava. Da quel momento decisi di andare via da Napoli”. Valon Bera

Quanto ci sia di vero in questa dichiarazione, non ci è dato saperlo.

Si scrive tanto e troppo spesso, ma ciò nonostante, la mancanza del guerriero si sente e come nel centrocampo azzurro.

Se mai si potesse chiedere di far avverare un desiderio, riportarlo all’ombra del Vesuvio, sarebbe sicuramente il mio.

 

Non è detto, che per entrare nella lista dei cattivi, bisogna necessariamente comportarsi da macellaio.

I cattivi, quelli che in campo non concedono nulla e che combattono senza tregua, meritano un posto nell’Olimpo dei lottatori instancabili.

E Valon Behrami è senza alcun dubbio, il primo della lista.

Mai stanco, mai spento ma sempre pronto.

Se il dovere chiama, lui risponde presente.

Non è stato facile, affrontare la vita per Bera.

I bambini dovrebbero essere, solo bambini. Eppure ci si ritrova ad esser grandi troppo in fretta e c’è chi, come lui, della sua infanzia ne ha fatto bagaglio e pilastro dopo pilastro ha costruito la sua fortezza.

Quanto cuore e quanta grinta, nei piedi e nella testa.

Ne ha fatta tanta di strada, da Chiasso ad Amburgo, passando per delle piazze che l’hanno amato ed apprezzato.

La Svizzera l’ha adottato, ma anche Napoli ne chiede un pezzo.

L’Italia lo chiama, il Genoa ne acquista il cartellino con l’Udinese ma sarà l’Hellas Verona a fargli indossare la prima maglia nel Bel Paese.

Lascia il segno sulla fascia e nel cuore dei tifosi ma per un talento c’è bisogno di più spazio ed arriva la Capitale.

I colori dei biancocelesti, gli donano ma solo in prospettiva, dell’azzurro che indosserà qualche anno dopo.

Dalla Lazio al West Ham, per poi ritornare in Italia, Fiorentina prima e Napoli poi.

Non è stato tutto roseo il suo cammino.

Un infortunio durante gli anni del West Ham, lo tengono fermo per un po’.

Giusto un po’, perchè uno come Behrami, lo fermi solo se gli spari.

Ed è di nuovo in piedi, più ostinato e caparbio di prima.

Non ho mai visto giocare nessuno con la sua stessa fame di far bene, mai nessuno che coprisse il campo con una velocità ed una destrezza unica.

Nessuno, come lui, ti fa capire quanto sia importante nel calcio, non farsi mai intimorire.

A gamba tesa, con fervore e cazzimma.

Si, aveva quella Bera, quando giocava in azzurro.

Mai una partita sottotono, mai spento, mai molle.

Quanto lo rimpiange il popolo azzurro e quante ne son state dette su chi, per le sue scelte, ha preferito farlo fuori.

Non segna spesso, ma in compenso ha otto polmoni e dodici gambe.

Alza la testa e non si tira indietro, ad ogni contrasto una reazione accesa.

Gilardino l’ha perdonato, “Non credo proprio che sia stato un fallo intenzionale. O almeno, lo spero…”.

Non lo era, in quel Lazio vs Milan, dove sei uscito dal campo malconcio.

Lui è così, in campo sta combattendo una battaglia che non gli è concesso perdere.

E se sei come lui, conosci i rischi ma li accetti tutti.

In quel Sampdoria Napoli, si racchiude lo spirito combattivo di un uomo instancabile.

Scontro in area con Munari, Valon non si tira indietro e viene colpito alla testa.

Cade al suolo sanguinante, chiunque al suo posto, si sarebbe fatto sostituire.

Lui? Lui si fa medicare e ritorna in campo, più aggressivo di prima.

Non le manda a dire il Kosovaro-albanese con un pezzo di vita rossocrociata.

Cosi come non si scompone dopo il corpo a corpo con Balotelli in quel Milan vs Napoli, che vede gli azzurri trionfare a San Siro.

Lui in campo fa il suo lavoro, gli altri si travestono da attori e mettono in scena il copione più grottesco.

“E’ stata una vittoria importante. Siamo più propositivi, abbiamo portato a casa la gara con grinta e carattere. Si respira un’aria nuova, abbiamo giocatori con una mentalità forte. Balotelli? Ha perso la testa dopo uno spalla a spalla normalissimo. A fine gara mi ha detto che l’ho fatto di proposito, ma non è così. Io sono tranquillo, è lui quello agitato”

Questo è il guerriero azzurro, grinta e carattere.

E c’è chi, nella sua stessa nazionale, non sarà mai come lui e che per provare a fermalo durante un allenamento passa alle maniere forti e scorrette.

Ma cosa ci si può aspettare da chi indossa una maglia incolore?

Lo juventino Stephan Lichtsteiner lo colpisce facendogli riportare un taglio pesante.

La rissa è nell’aria ma a fermarli ci pensa il CT Hitzfeld.

La Bundesliga, secondo una statistica pubblicata dalla rivista Kicker, porta il giocatore ticinese al primo posto come giocatore più falloso.

Nel solo girone di andata ha totalizzato 49 falli e 5 cartellini gialli.

Ribadisco il concetto, se per voi è il più cattivo, qui resta il più amato.

Potreste cortesemente restituirlo a chi lo rimpiange?

Stay Tuned!!! se hanno vestito i miei colori, non saranno mai dei veri macellai.

Di Anna Ciccarelli

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