Sarri e la comunicazione formato Napoli

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Sono tante le critiche piovute sulla testa di Maurizio Sarri fin dall’inizio della sua avventura in azzurro. Si è passato dal suo scarno curriculum all’ovvio paragone con Benitez, completando il quadro con attacchi diretti alle sue scelte di stile, mai osteggiate dalla società. Non ha un grande rapporto con gli abiti classici, da gala, sopratutto se occorre scendere in campo. Un allenatore deve vivere il terreno di gioco, e non c’è nulla di più naturale di una tuta in casi del genere.

C’è stato un periodo, interrotto soltanto dai risultati, che hanno impedito a molto disfattisti di dare continuità al proprio piano di distruzione, in cui ogni parola del tecnico veniva prontamente strumentalizzata. L’esempio perfetto in tal senso è quello del paragone con l’Empoli, alla vigilia del confronto con la sua ex squadra. L’Empoli è oggi ciò che il Napoli sarà in tre anni. Il pensiero era chiaro, indicando la necessità di tempo prima di raggiungere quel livello di movimenti mnemonici in campo. Eppure in tanti hanno finto di non capire, sostenendo che il tecnico aveva paura di fare promesse, e addirittura osava paragonare il Napoli a una squadra di media classifica.

Dev’essere stata un’amara sorpresa per molti la rinascita della squadra, che ha sorpreso tutti, probabilmente tecnico compreso, riuscendo a ridurre i tempi, ottenendo risultati nel giro di pochi mesi, per piazzarsi poi tra le favorite per lo scudetto. Ecco lo scudetto. Sarri si è trovato a parlare anche di questo ma, a differenza di quanto detto da molti, la sua strategia comunicativa funziona eccome. Ora che i risultati arrivano, nessuno osa fraintendere e tutti capiscono perfettamente il senso delle sue parole. Lo scudetto non è un obiettivo al momento, e il Napoli non farà altro che lottare fino alla fine per restare in alto.

Ha capito Sarri che una piazza come Napoli non va aizzata, esaltata eccessivamente e men che mai illusa. A De Laurentiis vengono ancora rinfacciate le parole pronunciate durante il ritiro di Dimaro dell’ultimo anno di Benitez, segno del fatto che Napoli non dimentica. Lunedì ci sarà il big match contro l’Inter, e di certo l’argomento tornerà a farsi pressante, e senza dubbio Sarri si farà una nuova risata e rimanderà il discorso ad aprile-maggio 2016. Il suo Napoli deve restare con i piedi per terra, anche se, in caso di un paio di pareggi, di certo qualcuno descriverà queste parole come l’esempio calzante di un Napoli ancora “piccolo” e lontano dal definitivo “salto di qualità”.

 

Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)

 

 

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