Napoli-Juventus, il difficile cammino di un ‘underdog’ al comando

Sarri e Allegri © Getty Images

 

La sfida tra Napoli e Juventus è più aperta che mai, sul campo e non solo. Un solo punto di vantaggio per gli azzurri, con gli esperti del caso a studiare i calendari, sui quali è già segnata in rosso la sfida dello scontro diretto di Torino. Napoli contro Juventus non è però soltanto un faccia a faccia tra squadre di calcio. È un confronto tra mondi differenti e simili, tra due modalità d’approcciarsi al calcio (non allo sport, al calcio) e strategie (quando presenti) di comunicazione. Si fa un gran parlare delle due squadre a disposizione di Allegri, delle maggiori disponibilità economiche della Juventus e dell’abitudine alla vittoria del club bianconero. Le differenze tra le due squadre in lotta per il titolo però non si riducono all’ambito fiscale, tutt’altro.

Napoli-Juventus, differenze tra un club e una società

Il Napoli si limita a essere un club, un gruppo di persone unite da un interesse comune. La Juventus invece è una società, ovvero un gruppo di persone che coopera per raggiungere uno scopo. Ciò vuol dire avere una gerarchia precisa, come in un club, ma fare affidamento su personalità competenti, in grado di garantire risultati e di conseguenza conquistarsi uno spazio autonomo nel quale operare. Il Napoli è invece privo di questi reparti autonomi. Al punto che De Laurentiis segue la propria linea comunicativa, aggressiva e di stomaco, Giuntoli si barrica (da contratto?) dietro una coltre di silenzio, Sarri opta per una linea ‘mourinhana’ e l’ufficio stampa tenta di limitare i danni.

La macchina Juve è invece ben oliata. Si incastrano ad esempio le parole di Marotta, Allegri e i post social dei propri calciatori più rappresentativi, come Marchisio (giusto per indicare l’esempio più recente). All’improvvisazione azzurra corrisponde dunque la gestione maniacale bianconera. Con la società torinese pronta a tornare nei ranghi anche quando la pressione della stagione inizia a farsi sentire, spostando leggermente la maschera di bronzo dal volto dei protagonisti. E’ accaduto lo scorso ottobre, con Allegri in collegamento con la ‘Rai’. E’ bastata una frase di Sconcerti, utile per la formulazione di una domanda (“sei un avversario del Napoli”), a scatenare il tecnico toscano: “E’ il Napoli a essere un avversario della Juve […] Il Napoli gioca molto bene a calcio […] poi però bisogna arrivare in fondo e tanto alla fine vince la squadra migliore, che gioca meno bene“.

Allegri ha mostrato in pubblico, seppur brevemente, un atteggiamento di superiorità, scaturito dalla superiorità sportiva mostrata palesemente dalla Juventus per anni in Italia, che la linea del club impone sia limitato ad ambiti privati. La precisazione su chi sia la rivale di chi, sul fatto che il primo posto del Napoli non valga di certo un salto in avanti anche in termini di gerarchie in serie A, è molto simile a quanto espresso dai tifosi bianconeri sul web, e un tecnico/dirigente che parla come un supporter è un errore da Napoli, non di certo da Juve. “A credere di vincere una cosa – parola di tifoso – che non vincerai mai ci si rimane male. La sicurezza che non lo vincerete la dà il campo.

Alla fine vincono sempre i più forti e la Juventus è più forte di questo Napoli. Ne riparliamo tra qualche mese… Vi lascio il contentino di esserlo ancora per un po’. Tanto sapremo chi lo vincerà lo scudetto”. Se per Allegri però si è trattato di un’eccezione, il Napoli non fa che perseverare in un dato atteggiamento, abboccando a ogni amo ben piazzato dai bianconeri. Che saranno anche un punto dietro in classifica, ma almeno 50 avanti in comunicazione e programmazione.

Napoli-Juventus, la sindrome dell’underdog

C’è una differenza sostanziale tra le discussioni tra juventini e milanisti (per fare un esempio) e tra quelle che vedono protagonisti tifosi della ‘Vecchia Signora’ e quelli del Napoli. La differenza è tutta da rintracciare nella ‘sindrome dell’underdog‘. Parlare lingue differenti, partendo inoltre da assunti differenti, eppur pretendere di comprendere le ragioni dei comportamenti altrui. A Napoli si è soliti dire che ‘o sazio nun crére a ‘o riùno (il sazio non riesce a comprendere i lamenti di chi soffre la fame). E tanto basta a spiegare il costante sentore (a volte giustificato) dei napoletani d’essere sotto attacco mediatico. Così come lo sguardo annoiato, dall’alto verso il basso, di chi sventola una bandiera bianconera e reputa determinate competizioni proprio territorio.

Vivere, tifare e vincere da ‘underdog‘ è ben differente rispetto a chi non è mai stato sottovalutato in vita sua, forte dei pronostici. Chi può guardare a una classifica sfavorevole e pensare al tempo stesso d’essere il favorito per il titolo, non potrà mai capire perché tifosi e calciatori si cimentino in una festa catartica al termine di ogni big match (e non solo) vinto. Un ‘underdog’ deve necessariamente godersi il viaggio, perché non può fare a meno di pensare che, magari a 500 m dal traguardo, un pneumatico potrebbe forarsi.

Con la sessione d’esami invernale giunta quasi al termine. Ecco un esempio che potrebbe chiarire il tutto. La Juventus è uno di quegli studenti (odiosi, diciamoci la verità) con una memoria fotografica. Ed in attesa che il professore esca dallo studio e dica il suo nome, senza neanche spulciare i testi prima del sacrificio ultimo. Il Napoli… ecco il Napoli è già felice d’aver trovato la forza d’alzarsi dal letto e presentarsi, non rinviando il tutto a giugno.

Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)

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