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Covid-19, i primi effetti: cassa integrazione per staff Napoli

A causa della pandemia, le società calcistiche hanno pochi, pochissimi introiti, e il Napoli ha preso una prima decisione in merito: è partita la cassa integrazione per i dipendenti amministrativi

Aurelio De Laurentiis (Getty Images)

Poche certezze sulla ripresa del campionato e delle altre competizioni, e poche certezze anche sulle perdite, in nessun modo quantificabili. L’assemblea della Lega Serie A ha dato modo alle società di tagliare gli stipendi dei giocatori. Il Napoli non si è ancora pronunciato sotto questo punto di vista e ha preferito congelare la paga dei suoi calciatori. Questa procedura non è inusuale per le società, poiché hanno due mesi di tempo per versare gli stipendi. Inoltre, la società azzurra ha ancora la questione multe da risolvere. L’ammutinamento del 5 novembre, il mancato ritiro e il caos tra calciatori e dirigenza, ha portato multe salate a tutta la squadra, ma è tutto sospeso per il momento. Dei ragazzi, nessuno si è pronunciato sul taglio stipendi, nessuno vuole aggravare la propria situazione o prendere altre multe. Dunque, si attendono gli sviluppi e nuove direttive governative, così da capire se la stagione possa riprendersi in tempi brevi e le perdite diventino “minime”. Nel frattempo, De Laurentiis ha preso una decisione importante sulla paga dei suoi dipendenti.

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Cassa integrazione, il Napoli non è l’unico

Aurelio De Laurentiis (Getty Images)

A pagare le conseguenze della crisi, per ora, è parte dello staff. Il Corriere della sera scrive che il Napoli ha fatto scattare la cassa integrazione per circa 25 membri del personale amministrativo con contratto a tempo indeterminato. De Laurentiis è il primo a prendere questa strada in Serie A. Anche in Premier League, alcune società in difficoltà economiche, hanno avviato la cassa integrazione per i propri dipendenti. Il Liverpool, invece, ha prima annunciato di voler adottare queste stesse misure, poi ha fatto dietrofront a causa della pioggia di critiche ricevute da parte di ex giocatori. Il Rangers, club storico scozzese, ha preferito sospendere gli stipendi dei propri calciatori per permettersi di pagare regolarmente le mensilità dello staff e dei suoi dipendenti, che non guadagnano milioni di euro. Gesto decisamente più nobile.

C’è incomprensione sul taglio degli stipendi, perché molti calciatori vorrebbero che le società reinvestissero in beneficenza i soldi risparmiati, ma non tutti Presidenti sono di questo parere.

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Leonardo Zullo

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