Luis Enrique e la sua Roma: un progetto di qualità che non decolla

 

di Nicola Lo Conte

 

Passare dal Barcellona – e poco importa se si trattava della squadra B – al campionato italiano, al timone di una squadra composta da campioni un po’ in là con l’età, per innestarvi giovani talenti e le alchimie vincenti del gioco blaugrana, per di più in un ambiente difficile come quello romano, non è stato sicuramente facile. A Luis Enrique, tuttavia, il coraggio non è mancato. Ciò che manca, al tecnico asturiano, sono i riscontri: la sua creatura ha alternato lungo tutta la stagione buone prove ad imbarcate clamorose, non trovando mai una continuità in termini di gioco e di risultati. Per giunta la Roma è ora in un momento di “down”, con le due sconfitte consecutive che l’hanno fatta arretrare nella corsa Champions, ma guai a darla per finita: la gara d’andata al San Paolo dimostra come sia avversario imprevedibile e capace di tutto.

Modello Barcellona, dicevamo: il modulo classico impresso ai giallorossi, 4-3-3 con piccole variazioni sul tema quando necessario (4-3-1-2), lo conferma. Non è mancata la voglia di sperimentare a Luis Enrique, provando giocatori anche in ruoli non propri, ma viste le assenze in gran quantità (Stekelenburg, Burdisso e Juan out per infortunio; De Rossi, Lamela e Osvaldo appiedati dal giudice sportivo) stavolta ci sarà poco da scegliere e la formazione sarà quasi obbligata. A difesa della porta di Curci ci saranno Rosi, Heinze, Kjaer e Marquinho (più di Josè Angel); una linea sempre molto propositiva in fase di impostazione dell’azione, con i due esterni abbastanza alti, e proprio per questo dimostratasi facilmente perforabile in ripartenza, ma anche a squadra schierata per difetti di posizionamento mai corretti in tutta la stagione. Nel centrocampo a tre agiranno con tutta probabilità Gago, Pjanic e Greco; una mediana sicuramente forte dal punto di vista del palleggio ma a volte troppo compassata e dunque attaccabile con un buon pressing. Davanti, Totti si posizionerà da trequartista alle spalle di Borini e Bojan, proponendo un mix di esperienza e gioventù da non sottovalutare assolutamente: del ‘Pupone’ è sprecato parlare, e i due giovani “punteros” giallorossi hanno già dimostrato di vedere bene la porta.

La Roma sarà temibile per la propria voglia di riscatto, e per il proprio possesso palla che se lasciato sfogare potrebbe alla lunga irretire il Napoli. A fare la differenza dovrebbero risultare il dinamismo e la capacità di creare superiorità numerica nelle due fasi nelle zone nevralgiche del campo.

 

 

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