Ferrara: “Giovani azzurri crescono”

 

Niente Mercator, sigari “minori”, pur se già nobilitati a queste latitudini da Lippi. Ciro Ferrara si gusta un Antico Toscano in una nuvola profumata ma l’orizzonte del ct della Under 21 è particolarmente terso. La sua presenza qui a Coverciano in questi giorni non è casuale come non è un caso l’ingresso di tre suoi gioiellini, Destro, Borini e Verratti (arrivato in serata) nella Nazionale, in preparazione per Euro 2012.

E’ un aspetto poco sottolineato, questo della gestione tecnica “allargata” e finalmente condivisa del club Italia (in questo quadro va letto l’inserimento di Viscidi come collaboratore tecnico di Prandelli). Ferrara, che sta studiando da primo ct una volta conclusa la lunga stagione prandelliana ne parla volentieri, ampliando il discorso al modello ideale della sua Under 21, nata e cresciuta puntando sulla B, in piena sintonia con quei club e col presidente Abodi, tra amichevoli e stage (solo nei primi 4 mesi del 2012, due match, contro Francia e Scozia, e due raduni), negati a Prandelli. E i frutti si vedono. Anche Insigne avrebbe potuto essere qui. Magari ci sarà alla ripresa di Ferragosto (Italia-Inghilterra a Berna?). Intanto, per tutti, Ferrara ha una speranza. E se non dovessero partire per la Polonia, il 29 maggio andranno in ritiro con lui: il 4 giugno la Under vincendo in Irlanda può già staccare il biglietto per Euro 2013.

Ciro Ferrara, forse sbagliamo ma lei qui a Coverciano in questi giorni non ci pare di passaggio.

«Giusto, è il segno del lavoro di gruppo all’interno del Club Italia. C’è condivisione, scambio di vedute, programmazione, non solo tra la A e la mia Under ma anche con la 20, la 19».

I suoi risultati sono noti: primato nel girone di qualificazione a Euro 2013 a punteggio pieno. E ora i suoi ragazzi qui, in odore di Europeo dei “grandi”.

«Una grande esperienza per loro, una grande soddisfazione per me».

Magari Prandelli avesse potuto contare sul “modello” U.21 per la sua Italia. Lei ha sempre avuto pieno sostegno dai club… 

«Ho puntato sulla B, quello è il mio bacino tecnico di utenza, ho ottenuto piena collaborazione dalle società, ho potuto contare sulla disponibilità e sulla sensibilità del presidente Abodi. E’ giusto mettere in evidenza questi aspetti».

Destro, Borini e Verratti: ce li inquadri uno per uno. Partiamo dal bomber del Siena. 

«Stiamo parlando di un attaccante tecnicamente di alto livello. Mattia a Siena è cresciuto tanto. Non solo per la capacità di fare gol ma anche nella disponibilità a soffrire. Sannino ha fatto un gran lavoro. Destro attacca e difende, è una punta moderna: nel calcio di oggi non è più concepibile uno che resta lassù, senza partecipare alle due fasi di gioco».

Veniamo a Borini, una buona stagione a Roma, con un calo finale.

«Era già entrato con merito nel giro di Prandelli. Fabio ha saputo mettere nel bagaglio e far maturare l’aspetto agonistico del calcio inglese, imparato nel Chelsea e mostrato in particolare nei suoi pochi mesi allo Swansea, promosso grazie ai suoi 6 gol. E’ un grandissimo lavoratore, ha conquistato spazio nella Roma, ha fatto gol importanti. Ha una qualità meno evidente forse di quella fisica: una straordinaria forza mentale, che lo fa stare sempre dentro il match»

E Verratti? Tutti pazzi per il nuovo Pirlo.

«Lui è addirittura un ’92. Ha qualità straordinarie. Ha avuto la consacrazione a Pescara, ricoprendo un ruolo fondamentale, nel cuore del centrocampo. Sa proporre gioco e coprire, con naturalezza e personalità. Come Andrea, Marco ha iniziato da trequartista, un aspetto che rende più interessante il loro parallelo».

Si parla molto del fatto che un ragazzo come lui avrebbero il vantaggio, restando in B, di avere più spazio e dunque crescere di più.

«No, giocatori come Verratti, debbono giocare in serie A, in una grande: la Juve, il Napoli… Quello è il posto naturale per i nostri talenti. E ce ne sono. La B è cresciuta di livello ma non basta. Perché Lacazzette, classe ’91, centravanti della Francia U.21 deve essere titolare nel Lione, debuttare in Champions a 19 anni e Insigne, anche lui un ’91, non può fare altrettanto nel Napoli?».

De Laurentiis prima di prenderlo vorrebbe garanzie da Mazzarri: o gioca o lo lascio dov’è… 

«Non è solo una questione del tecnico. Tutto l’ambiente deve crescere. La critica, i tifosi… Non ci vuole fretta, né l’ansia del risultato. La verità è che se il Napoli prende Insigne deve crederci. Tenerlo in panchina sarebbe uno spreco. Vero che il solo allenarsi con campioni come Lavezzi o Pirlo ti migliora ma niente serve di più per l’autostima della verifica del campo. E in questo senso ho una curiosità, riguarda la Roma…».

Stagione complicatissima, quella giallorossa

«Ecco, vediamo tra un paio di anni dove sarà questa squadra, se continuerà con impegno la politica di far crescere i giovani, dando loro il giusto spazio».

Corriere dello Sport

 

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