Insigne: “Vorrei tornare e dare il mio contributo per un Napoli da scudetto”

 

La matematica è chiara: 11+11 fa sempre 22. Un numero che, nell’immaginario della Napoli azzurra di passione e di pallone, significa Ezequiel Lavezzi. Il parigino, sì, proprio lui: la ferita grondante amore che s’è aperta nel cuore della città. E allora? Cercasi nuovo idolo scugnizzo. Meglio ancora se, oltre ai colpi di genio, sfoggia anche un viso scolpito nella pietra napoletana doc. No? “Eh?”. Lorenzo Insigne dice così: “Eh?”. Che sa di tutto e sa di niente. Di sogni e suggestioni che, per uno abituato a sudare più degli altri e a parlare meno di tutti, fanno anche paura. A quanto pare, però, questa potrebbe essere la volta buona per il genietto scoperto e pagato 1.500 euro da Giuseppe Santoro nel 2005: De Laurentiis ha spiegato che sarà un giocatore del Napoli e lui ha sorriso. Ma tanto. E poi l’ha buttata lì: “Se è libero, potrei prendere il numero 22?”. Sì, proprio quello del Pocho. Uno va, l’altro viene e chissà. Il popolo azzurro non chiede di meglio. Sa che la gente è già innamorata pazza di lei e i club che la vorrebbero strappare al Napoli non si contano? «I complimenti m’imbarazzano» .

Anche quelli di De Laurentiis?
«Certo. Però ho provato gioia vera: le splendide parole del presidente mi hanno fatto capire che mi stima. E questa cosa mi rende immensamente orgoglioso».

Domanda che sembra facile: cos’è il Napoli per lei?
«E’ il sogno di un bambino nato in questa città. E’ il sogno di tutti i ragazzini napoletani che giocano a calcio. Che crescono sperando di indossare, un giorno, la maglia azzurra e giocare al San Paolo. Cosa c’è di più bello? Niente. Spero davvero che ci possano essere le condizioni».
Ecco: le spieghi bene, queste condizioni.
«Ho letto che sarei tornato a Napoli soltanto se fossi stato considerato al livello degli altri, ma non è assolutamente così. Innanzitutto perché è il club a decidere se tornerò. Ma poi, com’è possibile pensare che mi ritenga al pari di Cavani, Pandev e Hamsik? Per condizioni migliori, intendo dire essere considerato pronto per l’uso nel caso in cui manchi uno di questi campioni. Rientrare nelle logiche del turnover. Per rendere bene l’idea, e senza mancare di rispetto, sarebbe bello se fossi considerato un po’ come il Pandev dell’anno scorso».

In questi giorni ha parlato con De Laurentiis o Mazzarri?
«No, ma ho sentito Bigon: mi ha detto di stare sereno, di non avere fretta».

Altri consigli ricorrenti di questi tempi?
«Il capitano, Paolo Cannavaro, mi ricorda sempre di non sentirmi arrivato e di lavorare ogni giorno di più. Sono molto legato a lui e a Grava, ma ho un ottimo rapporto con tutti i ragazzi conosciuti due anni fa».

Lavezzi andrà al Psg: che ricordo conserva di lui?
«Tutti sanno che è un fenomeno, un calciatore straordinario, ma forse non tutti conoscono il suo lato umano: è un campione anche nella vita. Umile e gentile. Non ha mai fatto pesare di essere il Pocho né a me, né agli altri ragazzi della Primavera che frequentavano la prima squadra: per lui eravamo parte integrante, tutti allo stesso livello».

Che numero di maglia le piacerebbe avere nel Napoli?
«Se è possibile, se è libero, potrei prendere il 22».

Quello del Pocho, ottima scelta.
«Sì. Cioè no, per carità non facciamo paragoni: diciamo che avevo l’11 sia a Pescara sia a Foggia, e 11+11 fa 22?».

Dribbling alla Insigne. A proposito del recente passato, ha sentito Zeman? Sembra che la voglia anche a Roma.
«L’ho chiamato soltanto per complimentarmi. Per me resta un maestro, un punto di riferimento in campo e nella vita».
Quante foto e quanti autografi fa al giorno?
«Ma che ne so. Però se me lo chiede un bambino sono felice: mi emoziona, farei di tutto per non deludere i bambini».

Dove andrà in vacanza?
«Dipende dagli impegni: ho già dovuto annullare un viaggio a Miami con gli amici, perché a fine mese sarò a Milano per la presentazione di un libro fotografico di Dolce&Gabbana. Ho posato insieme con altri calciatori».

I modelli sono colossi: lei, di preciso, quanto è alto?
«Un metro e sessantatre centimetri. E infatti a Napoli mi hanno sempre chiamato Nano».

A Pescara, invece, Lorenzo il Magnifico.
«E la signora Giulia, la moglie del mio manager Antonio Ottaiano, mi chiama Piccola Pulce».

Tipo mini Messi. Come mai voi piccoletti, vedi Leo e Giovinco, siete così bravi?
«Magari perché Madre Natura ci ha tolto qualcosa e ci ha dato altro?».

Ride, Insigne. Domande personali: situazione sentimentale, automobile musica e film.
«Single. Mini Cooper Countryman: quella più alta, sa com’è? Musica: pop e leggera. A cinema amo le commedie. Soprattutto i Cinepanettoni di De Laurentiis».

Ha mandato un sms a Maggio e a De Sanctis? Oggi debuttano all’Europeo.
«No, ho perso tutti i numeri. Lo faccio ora: in bocca al lupo ragazzi! Forza Italia!».

Chi vincerà l’Europeo?
«Spero l’Italia, ma occhio a Spagna e Germania».

Sia sincero: meglio che l’Italia vinca l’Europeo o che il Napoli vinca lo scudetto?
«Meglio che vincano entrambi. Però sarebbe ancora meglio se il Napoli vincesse lo scudetto con me. Posso sognare?».

 

Corriere dello Sport

 

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