Tutti pazzi per Insigne; pronto il contratto per blindarlo

 

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Tutti lo vogliono, tutti lo cercano: e in quell’abbraccio popolare, c’è la sintesi d’una estate da vivere con gli occhi spalancati per non sprecare neppure un dettaglio. Si scrive Insigne e poi si tenta di leggere – con ottimismo – nel futuro: e il nuovo Lavezzi, l’erede designato del pocho, scorge dall’alto della Valle di Sole un futuro entusiasmante, magari carico d’attese (e di responsabilità), però insospettabilmente vibrante. Anno nuovo e però la vita è nuovissima, un distillato d’emozioni a getto continuo che passano dal primo giorno a Castelvolturno, al primo applauso di Dimaro, alla prima ovazione per un assaggio del suo talento, alla prima ondata d’entusiasmo in piazza per la presentazione, alla prima, vera firma sul contratto da sistemare tra un paio di giorni, alla prima settimana che se ne va rigirandosi nel letto e chiedendosi a ripetizione cosa stia accadendo.

PIEZZ ‘E CORE – Il cocco di mamma e di papà sbarca in quell’universo attraversato di striscio tra settore giovanile e prima squadra e scopre che qualcosa è cambiato, che i cronisti vanno in cerca d’una parola – anche una sola – e che dinnanzi al vialone che conduce dritto ai sogni c’è ressa per lui: si comincia dal basso, a livello del mare, ma si finisce con trecento fans che impazziscono per strappargli una foto ed intuire che la curiosità sta diventando fede. Castelvolturno, lunedì 9 luglio, gli esami non finiscono mai ma quelli di Lorenzo Insigne durano di più, perché dopo l’exploit di Foggia e il capolavoro di Pescara, il palcoscenico che si pone dinnanzi a quel gigantesco bonsai è impegnativo e ci stanno benissimo i genitori al fianco: a volte, basta la presenza.

SENZA ZEMAN – E’ pure il primo ritiro senza Zeman, il mentore, il pigmalione, il maestro che l’ha guidato per mano tra Foggia e Pescara, spiegandogli i trucchi del bomber ed esaltandone le doti: e mentre intorno sfilano Hamsik e Gargano, Cannavaro e Inler, s’avverte nell’aria la consapevolezza d’essere finito nelle buone mani di Walter Mazzarri, che tra le righe d’una riflessione pubblica lascia intuire il suo gradimento per quel funambolo da inserire gradualmente in un contesto più ampio. “L’ho fatto debuttare in serie A e so quanto valga. E’ qui dopo due belle stagioni, in cui s’è messo in mostra, e noi dobbiamo aiutarlo ad inserirsi in un Napoli che ha una diversa dimensione rispetto al passato. E’ una incognita, per certi livelli, ma positiva”. E’ un tipetto che gli piace, come emerge dal feeling di questi cinque giorni in Trentino; è un diavoletto che gli sta benissimo per sistemarlo magari alle spalle della prima punta nel 3-5-1-1, per infilarlo tra le linee nel 3-4-2-1, per dare ulteriore imprevedibilità allo sviluppo della manovra; è un predestinato da sollecitare con cautela e da maneggiare con cura.

CONTRATTO – E’ un gioiellino purissimo da blindare nel caveau del Napoli con un contratto che ormai è abbozzato ed ha bisogno semplicemente di un autografo; è un biglietto della lotteria, diamine, perché quei millecinquecento euro spesi nel 2007 per acquistarlo ora non hanno prezzo; è un ponte lanciato per approdare chissà dove e in quel quinquennale che rimuove il vecchio accordo da novantamila euro e che comprende “una cifra importante”, l’elemento trascinate – più dei soldi – è la consapevolezza di poter cogliere la fiducia del club nei propri mezzi, la convinzione di Mazzarri, Bigon e De Laurentiis nel puntare “ciecamente” su Insigne, evitando qualsiasi dialogo con possibili pretendenti affinché si avessero chiare le intenzioni.

PICCOLO, GRANDE IDOLO – Dimaro è la rappresentazione istantanea di un amore a prima vista e gli ohhh d’ammirazione per ogni giocata e poi quelle invocazioni a ritmo continuo rappresentano la testimonianza d’aver colpito già con effetti assai speciali la fantasia della propria gente. Il piccolo, grande bomber è proprio uno di loro.

Fonte: Corriere dello Sport

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