Almeyda shock: “A Parma ci facevano delle flebo prima delle partite. Io riuscivo a saltare fino al soffitto”

 

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Matias Almeyda, ex centrocampista di Lazio, Parma e Inter, è pronto a far tremare il mondo calcistico italiano. Nella sua autobiografia intitolata ‘Almeyda, Anima e vita’, il calciatore argentino fa riferimento alle presunte sostanze dopanti assunte nel periodo italiano della sua carriera, in particolare a Parma. Ecco un estratto delle sue dichiarazioni: “A Parma ci facevano una flebo prima delle partite. Dicevano che era un composto di vitamine, ma prima di entrare in campo ero capace di saltare fino al soffitto. Il calciatore non fa domande, ma poi, con gli anni, ci sono casi di ex calciatori morti per problemi al cuore, che soffrono di problemi muscolari e altro. Penso che sia la conseguenza delle cose che gli hanno dato“.

 

OMBRE SULLO SCUDETTO DELLA ROMA – Almeyda getta ombre sullo scudetto vinto dalla Roma nel 2001. L’ultima gara di campionato vide i giallorossi superare proprio il Parma per 3-1: “Alcuni compagni del Parma ci hanno detto che i giocatori della Roma volevano che noi perdessimo la partita. Che siccome non giocavamo per nessun obiettivo, era uguale. Io ho detto di no. Sensini, lo stesso. La maggioranza ha risposto così. Ma in campo ho visto che alcuni non correvano come sempre. Allora ho chiesto la sostituzione e me ne sono andato in spogliatoio. Soldi? Non lo so. Loro lo definivano un favore…”.

 

PERIODO BUIO ALL’INTER – Il centrocampista argentino ha parlato del periodo in neroazzurro come uno dei più difficili della sua vita, caratterizzato da depressione e abuso di alcol: “Due infortuni, troppo tempo senza giocare. Pensavo e pensavo. Un giorno non sentivo più la mano, quello dopo avevo perso la sensibilità nella metà del corpo. All’Inter c’era una psicologa. Mi diagnosticò attacchi di panico e prescritto una cura, ma non le ho dato retta. Ho capito che dovevo fare qualcosa quando mia figlia mi ha disegnato come un leone triste e stanco. Da allora tutti i giorni prendo antidepressivi e ansiolitici. Le chiamo le pillole della bontà, mi fanno essere più buono. Per tutta la carriera ho fumato dieci sigarette al giorno. Anche l’alcol è stato un problema. Bruciavo tutto negli allenamenti, ma vivevo al limite. Una volta ad Azul, il mio paese, ho bevuto cinque litri di vino, come fosse CocaCola, e sono finito in una specie di coma etilico. Per smaltire, ho corso per cinque chilometri, finché ho visto il sole che girava. Un dottore mi ha fatto 5 ore di flebo. Sarebbe stato uno scandalo, all’epoca giocavo nell’Inter. Quando mi sono svegliato e ho visto tutta la mia famiglia intorno al letto, ho pensato che fosse il mio funerale“.

 

VM

 

 

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