ESCLUSIVA – Cosmi: “Tutto su Hamšík, Cavani e Lavezzi: così Marino e Bigon li soffiarono alle ‘grandi’”

 

 

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di Gianluca Vitale

 

Cinque promozioni in dieci stagioni fanno di Serse Cosmi uno degli allenatori più apprezzati del panorama italiano. Ex tecnico, tra le altre, di Genoa, Brescia e Palermo, ‘l’uomo del fiume’ (così viene soprannominato) è intervenuto in esclusiva ai microfoni di NapoliCalcioLive.com.

 

Presto per fare bilanci, ma quali sono le sue impressioni dopo la prima di campionato?

“Chiaramente in questo momento possiamo dare solo dei giudizi approssimativi che in parte saranno clamorosamente smentiti. Nel bene e nel male rischiamo di sbagliarci e quindi bisogna stare attenti. Devo però dire che è giusto che i tifosi sognino perché il primo turno promette bene. Ho assistito personalmente alla partita del Milan ed hanno meritato di perdere. La Juve ha confermato invece la sua solidità: è una squadra che non prende gol e al tempo stesso ne fa tanti. Alla Lazio basta poco per far risultato; è migliorata nell’organico e addirittura anche nella mentalità e nella condizione. L’Inter ha iniziato un nuovo percorso e ha bisogno di vincere subito per fare morale. Quanto al Napoli, col Bologna abbiamo visto la gara perfetta, una di quelle che ti riescono cinque-sei volte in una stagione. Tutto potrebbe far pensare ad un campionato in discesa: le credenziali sono più che buone, ma si deve tener conto di tante variabili, come la volubilità di una piazza facile agli entusiasmi. I risultati veri verranno col tempo”.

 

Trascinatore indiscusso Marek Hamšík.

“È un leader. Lo è sempre stato. La maturità di un trentenne nel corpo di un ragazzo. Con la fascia di capitano al braccio sembra ancora più motivato. Non è un caso che le speranze di un’intera città siano per buona parte sulle sue spalle”.

 

Nel 2007 Cosmi esclamò: “È un misto tra Nedved e Gatti”.

“Il secondo l’ha superato da tempo (ride,ndr), al primo è ogni anno più vicino. Per Pierpaolo Marino è già da Pallone d’oro? Non so, ma di certo ha tutto per imporsi anche a livello mondiale”.

 

Ci racconti il suo passato e la sua maturazione.

“Lo allenai a Brescia per tre mesi e mezzo e fui anche contattato da diverse società che mi chiesero informazioni su di lui. Il suo talento era sotto gli occhi di tutti. Lo voleva un’altra grandissima squadra italiana e non fu preso per 3 milioni euro. Bravissimo Marino a chiudere subito la trattativa bruciando la concorrenza con un’operazione fulminea (5,5 mln di euro a Corioni e contratto quinquennale per il giocatore, primo colpo della campagna acquisti del 2007, ndr). La cifra investita fu importante, ma ben giustificava le sue qualità. Non ho mai avuto dubbi sulle potenzialità di Marek perché già allora mostrava abilità tecniche, dinamiche e morali fuori dal comune. Era speciale: un ragazzo a posto e di gran temperamento, sapeva soffrire e interpretava il ruolo di calciatore come non hanno mai fatto colleghi più esperti. Sapevo che sarebbe diventato tra i migliori d’Europa e lo ha confermato in poco tempo”.

 

Cavani al Napoli per 17 mln. Zamparini crede ancora d’aver fatto l’affare?

“Zamparini era convinto che la parabola di Cavani in Sicilia fosse finita: a Palermo non avrebbe fatto quel che ha poi abbiamo visto nel Napoli, quindi in cuor suo non si sarà mangiato le mani. All’epoca il discorso fu semplice: ‘sarà un giocatore di buon livello ma non certo uno dei migliori al mondo’, pensavano loro e anche l’Inter. Insomma, in pochi ci avrebbero scommesso come ha fatto invece Bigon. Si decise di puntare tutto su Abel Hernàndez: tra i due sembrava lui il fenomeno. Prima dell’infortunio era devastante, poi uno strappo muscolare lo ha molto condizionato. Si prevedeva un futuro incredibile, ma i vari acciacchi gli hanno fatto perdere una delle sue peculiarità migliori, la velocità, e con quella anche la sicurezza. L’ultimo infortunio al ginocchio l’ha messo ancora di più in difficoltà. Ha mezzi tecnici importantissimi però deve migliorare sul piano della personalità. A livello mentale non è pronto per essere un ‘campioncino’; forse anche per questo non ha ancora sfondato”.

 

Sfatiamo un altro tabù: Preziosi e il ‘rancore’ per la vicenda Lavezzi.

“C’ero io quell’anno e ricordo bene la situazione. Conoscono benissimo la storia di Lavezzi. Nel 2004-2005 ero in B e fu acquistato da Preziosi. Tanti i filmati che arrivarono in sede, li ho ancora davanti occhi. Non serviva certo l’ok dell’allenatore, ma me li fecero vedere. Quello ‘scugnizzo’ argentino sembrava molto bravo”. E dire che qualche tempo prima aveva deciso di abbandonare il calcio, poi fu convinto a provare con l’Estudiantes. Dopo una grande stagione, il primo di agosto fu tesserato dai rossoblù e girato al San Lorenzo. Nell’estate del 2005, scaduti i termini del prestito, tornò al Genoa, appena promosso in Serie A. Ma a presentazione avvenuta e con tre amichevoli alle spalle, qualcosa stravolse il suo destino: “Per fortuna del Napoli e soprattutto per sfortuna nostra, la promozione venne tramutata in retrocessione, il giocatore tornò in patria per poco più di un milione e Marino ebbe via libera. In caso contrario, Lavezzi sarebbe stato un rinforzo importante per Preziosi e dal costo contenuto, visto che era già nostro e sicuramente avrebbe sfondato con noi. Non so dirvi se la cosa abbia creato degli strascichi, di certo allora fu un brutto colpo per tutti”.

 

Pregi e difetti del modulo di Benitez per chi, come lei, predilige il 3-5-2.

“Negli ultimi anni si parla molto di 4-2-3-1, che fino a poche stagioni fa era semplicemente un 4-3-3 o un 4-5-1. Ricordo ad esempio la Lazio di Eriksson o di Mancini. I moduli sono solo dei numeri, la vera differenza la fanno i giocatori. Per capirci, il 4-3-3 puoi farlo con un attaccante forte, alto, oppure dando un’impostazione tattica in cui l’interno non è una punta vera ma un ex centrocampista. L’importante è saper variare in base agli avversari. Non a caso, io ho giocato anche con la difesa a quattro. Ogni sistema di gioco ha dei vantaggi e degli svantaggi, e sono tutte situazioni che creano gli avversari: in base a come si dispongono, possono ‘ucciderti’ come faceva ad esempio Pioli con Mazzarri. Anche io col Perugia soffrivo tantissimo col Chievo e squadre simili a questo Bologna, mentre con altri mi trovavo molto bene. Non c’è un modulo che dia dei vantaggi sicuri, le certezze le hai solo se alleni una squadra come il Napoli. Se invece alleni il Sassuolo, ne hai un pochino di meno”.

 

Florenzi, El Shaarawy, Insigne: largo ai giovani al prossimo Mondiale?

“Tutti e tre messi insieme faranno sì e no le presenze di Higuaín, questo è il vero problema. In quanto ragazzi devono ancora migliorare, ma così si corre il rischio di frenarli. Florenzi ed El Shaarawy trovano spazio nei propri club, eppure Insigne lo vedo più pronto, smaliziato sotto certi punti di vista. Terrei  d’occhio anche Saponara che, poverino, ora è infortunato. Il discorso di fondo è però un altro: ci facciamo mille domande prima di lanciare un ’92, è una questione di cultura. Benitez in tal senso potrebbe portare qualcosa di diverso, ma è ancora tutto da vedere. Il precampionato non fa testo. Da noi i giovani vengono sempre sacrificati a vantaggio di giocatori più esperti; è stato sempre così e temo che lo sarà anche quest’anno. Speriamo che mi sbagli…”.

 

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