ESCLUSIVA – Lupoli: “Napoli il mio rimpianto più grande. Tutto su Wenger, così imposterà la partita”

 

di Gianluca Vitale

 

“Il Napoli resterà per sempre il mio rimpianto più grande”. Napoletano d’origine e ‘Gunner’ d’azione, Arturo Lupoli è uno dei più talentuosi ‘ragazzi prodigio’ del vivaio italiano degli ultimi anni. Cresciuto calcisticamente nel Parma, dopo il crac finanziario del presidente Tanzi lasciò il club emiliano per tentare l’avventura in Inghilterra. Oggi al Varese, Lupoli ricorda così i suoi trascorsi con la maglia dell’Arsenal, prossimo avversario degli azzurri in Champions League, e ne analizza le dinamiche di gioco: “Era il 2004, venivo dagli Allievi Nazionali con cui avevo vinto lo Scudetto – racconta in esclusiva a NapoliCalcioLive.come quando seppi dell’opportunità di firmare un contratto di tre anni con un club di Londra, non me la feci scappare. Fui subito promosso in Prima Squadra e lì iniziò la mia avventura, che rievoco tutt’ora con grande affetto. Wenger mi fece vivere una bellissima esperienza, sicuramente di quelle irripetibili. Gli sarò per sempre grato d’avermi fatto esordire in Premier League e in FA Cup”

THE BOSS’ SECRETLupoli analizza le caratteristiche di quello che è stato il suo scopritore, non lesinando qualche utile consiglio al Napoli: “Wenger è un allenatore completo, che cura maniacalmente qualsiasi aspetto riguardante una squadra di calcio: dal mercato a come ci si deve alimentare, non ultimi gli allenamenti. È scrupolosissimo, mette a disposizione tanti professionisti per farti rendere al meglio”. Ma soprattutto, secondo il giovane attaccante, il tecnico francese ha un ‘segreto’ che lo rende diverso dagli altri colleghi: “Si relaziona con i giocatori in primo luogo da un punto di vista ‘umano’. Ad esempio, io avevo con lui un bel dialogo ed almeno una volta a settimana veniva a far visita a noi ragazzi per farci notare cosa andava bene e in quali aspetti dovevamo invece migliorare. Lo fa tutt’ora: sottolinea ad ogni singolo calciatore i propri errori e spiega passo per passo come comportarsi in ogni momento”.

LA CHIAVE TATTICA — Così imposta la partita Wenger. Arturo lo ricorda molto bene: “Nelle ore antecedenti la partita, Wenger insiste molto sull’idea di dettare il ritmo e di non aspettare le mosse degli avversari. Farà lo stesso anche contro il Napoli: la direttiva sarà quella di anticipare le strategie di Benítez, impostando la partita alla sua maniera. Ciò che negli ultimi vent’anni ha sempre contraddistinto l’Arsenal, non a caso, è il possesso palla, l’abilità di giocare ‘a terra’, sfruttando la velocità di giocatori come Henry prima e Walcott poi. Cercheranno molto la profondità sulle fasce; palla dentro verso gli attaccanti per creare azioni gol e affidarsi alla grande tecnica di chi si inserisce dal centro”.

UN’ASSENZA CHE PESA — Proprio lui, Theo Walcott, non sarà in campo a causa di un infortunio. La sua assenza, inevitabilmente, si farà molto sentire: “È un giocatore importante per i Gunners, crea sempre la superiorità numerica. Arrivato giovanissimo, adesso, a 24 anni, ha raggiunto una maturazione quasi completa. Non dimentichiamo che stiamo parlando dell’attaccante più veloce della Premier League e di uno dei più rapidi in assoluto in Europa. Wenger fa tanto affidamento su di lui e sarà costretto ad inventarsi qualcosa. Sicuramente un bel vantaggio per Benítez che dovrà preoccuparsi di un campione in meno da fermare. A prescindere da quest’aspetto, comunque, mi aspetto una partita di grande spettacolo. Si affronteranno due delle formazioni più forti al mondo, ci sarà di che divertrisi”.

AZZURRO MANCATO — Arsenal-Napoli rappresenta per Lupoli lo scontro tra il passato glorioso e quel futuro che non ha mai vissuto. Era infatti il 2007 quando Arturo, ansioso di rientrare in Italia, si trovò ad un passo dal vestire l’azzurro: “Ero ormai d’accordo per trasferirmi a Napoli – ricorda senza celare il suo rammarico – che allora era in Serie B e stava per vincere il campionato e salire di categoria. La dirigenza mi voleva fortemente, ma purtroppo ci furono delle pressioni esterne che mi portarono a scegliere la Fiorentina. Quella scelta resterà per sempre il mio rimorso più grande. Andare a Napoli era il mio sogno. Avere quella possibilità a vent’anni, per di più con la squadra che più mi piaceva in Italia, mi sembrava incredibile. I miei genitori sono di Frattamaggiore – continua emozionato – sono cresciuto guardando le partite degli azzurri e immaginando di vestire anch’io la maglia che fu di Careca e Maradona. Peccato che le cose siano andate in un certo modo. Tutt’oggi ci penso e me ne pento”. Inevitabile, a questo punto, un paragone tra la splendida arena dell'”Emirates” e lo Stadio “San Paolo”: “Il primo lo conservo nel cuore, il secondo, lo ripeto, nel cassetto dei sogni. Difficile scegliere, quasi impossibile. Pur avendo giocato ad Highbury, la vecchia struttura, ho avuto la fortuna e l’onore di disputare la prima partita in assoluto dell’Emirates, l’addio di Bergkamp nel 2006. Il San Paolo resta però il campo in cui sono andato la prima volta da bambino e non posso dimenticarlo”.

BENITEZ “vs” MAZZARRI — Nelle ultime stagioni, Lupoli ha disputato più volte amichevoli pre campionato contro il Napoli di Mazzarri, secondo lui non troppo diverso da quello che sarà impegnato in Champions League contro gli inglesi: “Ho sfidato la prima volta gli azzurri in Trentino col Grosseto e perdemmo, mentre l’anno scorso non scesi in campo per colpa di un infortunio. Ricordo che era già un Napoli fortissimo. Mancavano Cavani e gli altri sudamericani, ma Hamšik e Pandev mi impressionarono, per non parlare di Insigne, che era bravissimo sin dal suo primo ritiro. Una formazione molto quadrata, compatta; si vedeva che avrebbe disputato un grandissimo campionato ed un ottima coppa, come d’altronde sta facendo tutt’ora”.

PLAUSO A INSIGNE — La chiosa finale è sul conterraneo Lorenzo. Accostato sul finire del mercato ad alcuni club inglesi, secondo Lupoli il numero 24 azzurro avrebbe tutto per sfondare anche Oltremanica: “Si tratta di uno dei giovani più forti nati dal ’90 in poi. Potrebbe far bene ovunque. Restare a Napoli è stata la scelta giusta, il suo desiderio è di affermarsi con la maglia della sua città e sta dimostrando di avere tutte le carte in regolare per diventare un grande. Da qui ai prossimi anni farà sicuramente la storia del Napoli”.

 

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