Mondiali 2014 – Azzurri battuti e fuori dalla competizione: le pagelle di Italia-Uruguay

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L’Italia saluta il Mondiale con la seconda sconfitta di fila. Stavolta a battere gli azzurri ci ha pensato l’Uruguay, con l’1-0 di Godin che vale la qualificazione dei sudamericani e il ritorno a casa della nazionale di Prandelli.
I nostri, mai pericolosi e scesi in campo per il pari, potrebbero recriminare per l’ingiusta espulsione di Marchisio nella ripresa, ma le colpe vanno ben oltre la direzione arbitrale.

 

BUFFON 7 – Salva il salvabile. Per due volte, entrambe su Suarez, salva il risultato. Su Godin non può nulla, la barca affonda ma lui cerca di rimanere a galla. Si lancia anche in attacco – inutilmente – nel finale.

 

CHIELLINI 5 – Brutto così non l’abbiamo mai visto in Italia: sbaglia ogni intervento, lascia passare gli avversari che è un piacere. Nel primo tempo finge per due volte di essere stato colpito al volto, cadendo a terra come una foglia in autunno.

 

BONUCCI 4,5 – Del ‘regista’ tanto osannato in Italia non è rimasta manco la sedia. Mai uno squillo di tromba, mai sicurezza al reparto. E pensare che dieci anni fa ci accontentavamo di Cannavaro e Nesta.

 

BARZAGLI 6 – L’unico a salvarsi del pacchetto arretrato. Sbaglia in partenza, ma cerca di recuperare almeno con la voglia e la buona volontà.
Un paio di volte tiene Cavani, anche Suarez su lui non passa. Ma predica nel deserto.

 

MARCHISIO 5,5 – Espulsione assolutamente esagerata. Cerca per tutto il tempo di tenere legati i reparti, spesso con scarso successo.
Poteva essere fondamentale nel finale.

 

VERRATTI 7 – Partita di carattere e qualità. Dialoga che è un piacere con Pirlo, ha 22 anni ma sembra un 82enne per la calma con cui esce dalle situazioni peggiori. Prandelli l’aveva messo in dubbio addirittura a Coverciano, poi gli ha preferito Thiago Motta.  Meglio non commentare. (dal ’75 Thiago Motta 4,5 – Gioca un quarto d’ora e non corre mai. Chi l’ha convocato?)

 

PIRLO 6,5 – Ci prova pure a dare geometrie alla squadra, ma questi neanche sapevano far di conto. Lo schema pare essere “Palla a Pirlo e poi si vede”, ma così non si va da nessuna parte. Potrebbe essere la sua ultima apparizione azzurra. Che peccato salutarlo così.

 

DE SCIGLIO 5 – A giocare a sinistra gioca, però gioca male. Non è il suo piede il sinistro, e si vede, ma almeno ci mette la volontà.
I cross sono rari e imprecisi, ma comunque al centro non ci sarebbe nessuno. L’ennesimo esempio di come venga sciupata la gioventù italiana.

 

DARMIAN 6 – Difende, si propone, non sempre con continuità e precisione, ma almeno ci prova. Dalla sua Arevalo Rios e Gonzalez non sfondano. Con lui e De Sciglio l’Italia potrebbe essere coperta sugli esterni nei prossimi anni. Ma coi tempi che corrono non si può mai sapere.

 

BALOTELLI 4 – Ennesima uscita vergognosa. Un giallo evitabile, un’indolenza incurabile. Prandelli ci ha provato, ma nessuno pare riuscire a scalfire questa apatia che lo renderà una meteora mai diventata stella. È il simbolo dell’Italia. Ma non la squadra, proprio il Paese.

 

IMMOBILE 6 – Si batte, copre, insegue, mantiene palla per far salire la squadra. Dialoga con nessuno nel primo tempo e nella ripresa, ma il suo lo fa. Si propone anche in attacco: spara alto, poi Gimenez gli nega la gioia del gol. Saluta il Mondiale e l’Italia, e va in Germania. Beato te, Ciro. (Dal ’71 Cassano 5 – Cambio inspiegabile, perché non dà profondità alla squadra, non aiuta la manovra e non aiuta in copertura. Non aveva mai partecipato ad un Mondiale fino ad oggi, avrebbe fatto meglio ad evitare)

 

PRANDELLI 4 – Ci capisce poco, dalla prima all’ultima partita. Se non trove l’Inghilterra ad offrirgli il fianco, l’Italia sembra una squadra senza nerbo. E in effetti lo è, perché arriva a questo Mondiale senza avere le idee chiare, dal primo all’ultimo momento.
Prima 4-3-2-1, poi 4-5-1, poi 3-5-2. Propone tre squadre diverse in tre partite, non premia il capocannoniere del campionato – puntando su Balotelli ad occhi chiusi -, rischia di limitare Verratti e punta su calciatori che forse manco dovevano andarci in Brasile.
Ha altri due anni di contratto. Ma non così, Cesare, eh?

 

di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

 

 

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