COLPO DI TACCO – Goikoetxea “Il Macellaio di Bilbao”

                                                 gogo vs maradona

24 Settembre 1983, Camp Nou, Barcelona vs Athletic Bilbao.

Il nr. 10 del Barcelona dribbla il centrocampo come un missile diretto verso la porta avversaria, ma sul suo cammino il difensore dell’Athletic, Andoni Goikoetxea, che in scivolata lo stende. All’arrivo in ospedale la carriera del nr.10 sembra finita: frattura del malleolo alla caviglia sinistra, lesione del legamento collaterale interno. L’intervento dura 4 ore e si accendono le speranze di ricominciare da dove si era finito. Allenamenti, terapie e 283 giorni, prima di ritornare sul rettangolo da gioco, 283 giorni per veder arrivare all’ombra del Vesuvio, Diego Armando Maradona.

Ebbene si, Goikoetxea è il killer che stava, quasi, per stroncare il cammino e l’ascesa del Dio del Calcio ma che, ugualmente, gli ha procurato la perdita del 30% della funzionalità dell’articolazione.

Andoni Goikoetxea, difensore dell’Athletic Bilbao prima e dell’Atlético Madrid poi. Ha giocato sia nella Nazionale Spagnola che in quella Basca e non era di certo un esempio di correttezza da imitare. E’ entrato nel guinness dei primati, come calciatore più cattivo della storia, stilato dal “The Times” nel 2007, per l’intervento su Maradona, ma c’è del macabro dietro a quel infortunio. Conserva, infatti, in una teca di cristallo, la scarpetta con la quale gli ha spaccato la caviglia. Nessun cenno di pentimento in merito, al contrario, rilasciò una dichiarazione nella quale si sentiva fiero dell’accaduto, perchè ammise:’Dopo quell’infortunio, Diego ha vinto tutto quello che c’era da vincere. E’ tornato più forte di prima e con un piede che rendeva magiche le sue prodezze. Non gli ho fatto poi cosi male, se la si vede da questa prospettiva!

Come dargli torto. Diego aveva un tocco difficile da spiegare, un movimento della caviglia che andava oltre ogni legge della fisica.

Ma non è l’unico incidente degno di nota, anzi, ancora più grave il tackle brutale su Bernd Schuster, promessa del calcio tedesco, che a soli 21 anni già si annoverava tra i migliori calciatori d’Europa. Nel 1980 vinse l’Europeo con la Germania Ovest e si avvicinò al Pallone d’Oro per due volte, ma sulla sua strada non fece i conti con il difensore basco, che durante un match nel 1981 gli fratturò il ginocchio destro, tenendolo lontano dal calcio giocato per poco più di un anno, ma il suo ritorno non fu dei migliori, tanto da indurlo ad allontanarsi dalla massima serie.

Schuster, come Maradona, indossava la maglia Blaugrana e caso, fato o destino, il suo accanimento si amplificava quando affrontava la squadra del Barcellona.

Carriera ricca, insomma, di successi e di cartellini: ne collezionò 66 gialli ed 8 rossi, multe e ben 18 giornate di squalifica per l’intervento su Maradona.

Decide di allontanarsi dal calcio nel 1990 ma ci ritorna poco dopo, come allenatore della Nazionale Spagnola Under 21, con la quale conquista il terzo posto nel ’94 ed il secondo posto nel ’96, nel Campionato Europeo di categoria. Passa ad allenare il Salamanca nel 96-97, riuscendo ad ottenere la promozione nella Liga. Nel 2013, si allontana dalla sua terra d’origine, accettando l’impiego come Commissario Tecnico della Guinea Equatoriale.

Falloso o “El Carnicero” come lo denominarono in Spagna, ma, comunque, uomo dalle grandi capacità tecniche ed organizzative. Non lasciava spazi vuoti, non concedeva terreno ed osservava con astuzia ogni metro di campo, furbo quanto bastava per non essere colto sul fatto ed astuto da non creare astio sul terreno da gioco.

I tifosi del Napoli dovrebbero ringraziarlo. Forse è stato la causa e l’effetto, positivo, del trasferimento in azzurro del “Pibe de Oro” .

Vi consiglio di non imitarlo, non solo perchè il calcio non è violenza  ma soprattutto perchè non tutte le caviglie sono quelle di D10S.

.. Stay Tuned, torno presto!!!

di Anna Ciccarelli

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