#AMENTEFREDDA – Il Napoli è diventato una squadra, Rafa un allenatore. Il sorriso dopo la notte perfetta

VfL Wolfsburg v SSC Napoli - UEFA Europa League: Quarter Final

 

A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

E adesso, come la mettiamo?
Perché qui le parole rischiano di mancare troppo, a tutti.
Rischiano di dire l’improbabile, di farsi prendere dall’euforia, logico per un risultato così importante in una partita fondamentale.
Si rischia, addirittura, di trasformare Rafa Benitez, e farlo diventare un allenatore di calcio.
Cosa? Lo era già? Ma ne siamo proprio sicuri?
Eppure ero quasi certo fosse il contrario, visto l’andazzo degli ultimi tempi.
Cinico, certo e convinto. È stato il Napoli più bello, forse il migliore di questa stagione, capace di venir fuori nel momento del bisogno.
Adesso tutti sopra a festeggiare, su un carro che porta colori internazionali e il faccione florido di Rafa Benitez.
Con la valigia pronta e qualche sassolino nella scarpa che fa molto male.

 

(QUASI) PERFETTI – La gara sul manto verde come la maglia di Wolfsburg è stata la prova di quel che doveva essere e non è mai stato.
Un Napoli al limite della perfezione, ad un passo dalla quadratura del cerchio che Rafa cerca da tempo ma che da tempo manca.
Gol subito a parte – un episodio arrivato più con la forza dei nervi che con la vera volontà di andare a colpire dei tedeschi – la difesa azzurra si è comportata egregiamente. Britos, sorpresa di serata al posto di Koulibaly, e Albiol non si sono fatti sorprendere da Dost, Maggio e Ghoulam, coadiuvati perfettamente da Callejòn e Mertens, hanno saputo fermare le avanzate dei veloci trequartisti di casa.
Andujar, al netto di due parate decisive (Schurrle prima e Guilavogui poi, una per tempo) ha potuto gestire con tranquillità, e ha più volte ricordato Reina per quei rilanci a superare la metà campo abili ad imbeccare gli esterni azzurri.
Il cuore del gioco è tornato nei piedi di Marek Hamsik: il capitano ha gestito l’ansia e s’è fatto artefice del migliore appuntamento con la sua donna. Pronto a colpire quando ce n’era bisogno: di potenza e di fino, come fanno i campioni, tornato protagonista di quel fattore Doppia-H che Higuain aveva inaugurato al quarto d’ora con il primo vantaggio.

 

TUTTI SUL CARRO – Cosa è cambiato in così pochi giorni?
Nei sette che vanno dalla semifinale di ritorno di Coppa persa con la Lazio alla gara di ieri sera il Napoli sembra aver ritrovato la voglia, la giusta concentrazione.
Quanto sia merito del ritiro, quanto dei calciatori, quanto dell’allenatore o del Presidente non è dato saperlo.
C’è di sicuro che gli occhi degli azzurri scesi in campo a Wolfsburg non erano mai stati così pronti.
Stamattina, in città, sembra quasi esserci aria di festa.
C’è da festeggiare, è vero, una vittoria importante e che potrebbe regalare al Napoli un traguardo storico, che manca ormai da troppo.
Ma c’è da festeggiare anche il compleanno di un Rafa Benitez che, dopo mesi di critiche al limite dell’ingiustizia, ha messo in chiaro le cose tra il pre e il post-gara: il progetto-Napoli, quello annunciato due anni fa al suo arrivo, è cominciato ma non è andato avanti.
Per continuare la storia d’amore, lo spagnolo ha bisogno di garanzie tecniche che al momento il Napoli non può garantirgli, in campo come fuori dallo stesso.
Sarà addio, ma se deve esserlo, sia addio con il sorriso.
Quando tutti salgono sul carro è più difficile vedere bene le cose; eppure il sorriso stampato sul volto di Rafa si vede chiarissimo.
Con la mente già rivolta a quello che sarà giovedi e che potrebbe essere ancora.
La stagione del Napoli non è ancora finita.

 

 

 

 

 

 

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