Koulibaly si racconta: “Stavo per lasciare il calcio. Benitez? Gli staccai il telefono”

Keita Koulibaly ©Getty Images
Keita Koulibaly ©Getty Images

 

Contro l’Udinese Koulibaly tornerà a far coppia con Albiol, provando a dare maggior equilibrio alla retroguardia azzurra. Il centrale senegalese sta tornando dalla Nazionale e, intervistato da ‘France Football’, ha parlato del suo momento: “Sto vivendo un sogno, dopo tanti sacrifici. In pochi si aspettavano di vedermi a certi livelli. In carriera ho visto tanti ragazzi avere talento, senza però farcela. Sono un perfezionista e questo mi ha reso più forte. Ogni giorno cerco di migliorare”.

MOMENTO DIFFICILE – “L’ho vissuto al Metz, dove ho capito che serve passione per dare il meglio. Non riuscivo ad esplodere diventai insopportabile con amici e parenti. Decisi di puntare tutto sullo studio, lasciando il calcio in secondo piano. Ero bravo in matematica e, non avessi fatto il calciatore, avrei potuto lavorare in banca o fare il professore di educazione fisica magari”.

ALLENATORI – “Non potrò mai dimenticare Benitez. Gli ho chiuso il telefono in faccia per tre volte, credendo fosse uno scherzo dei miei amici. Fu incredibile! Dovevo arrivare in azzurro a gennaio, poi non se ne fece nulla. Rafa tornò alla carica e mi portò l’estate dopo”.

NAPOLI – “Quando sono arrivato mancavano i big, essendoci il Mondiale. Mi sono potuto mettere in mostra, facendomi conoscere da tutti. Volevo imparare subito l’italiano, per poi capire le idee dello spogliatoio. Qui si vive di calcio e De Laurentiis ne è la prova. E’ un presidente atipico ma lavora tutto il giorno per farci migliorare, ed è una brava persona. Come lui, anche i napoletani sono pazzi per la squadra. La pressione della piazza non mi ha mai fatto paura, è l’essenza del calcio”.

MARADONA – “Non potevo credere avesse chiesto la mia maglia. Pensavo a uno scherzo. Dopo qualche giorno mi ha poi inviato la foto, così da ringraziarmi. E’ stato un onore e spero di incontrarlo un giorno”.

LAZIO – “Quello che accadde mi ha infastidito non poco. E’ triste vedere parte del pubblico gridare solo per il colore della pelle di un calciatore. E’ per questa gente che l’Italia ha una cattiva immagine. A fine gara una bambina si avvicinò per dirmi che le dispiaceva. Le ho regalato la mia maglia”.

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