A MENTE FREDDA – How many roads must a team walk down?

 

Quante strade dovrà percorrere una squadra vincente prima che la si possa chiamare vincente? Così, parafrasando il masterpiece del premio Nobel Bob Dylan, potremmo dare un titolo alla serata di ieri. Una serata speciale, carica di emozioni e con qualche piccola, grande delusione. Come la prestazione del Napoli, scioltosi alla prima difficoltà al cospetto dei campioni in carica. Come la querelle fra presidente e allenatore, anzi fra il presidente e se stesso.  Parole forti, forse troppo, e chissà se quel troppo è involontario o no: non è la prima volta che De Laurentiis contesta così platealmente le scelte di Sarri, molto più di quanto abbia mai fatto con qualsiasi predecessore del tosco-napoletano. Lo stavamo dimenticando perché dall’ultima sconfitta ne è passata, di acqua sotto ai ponti, ma ADL ha messo in discussione l’allenatore ogni volta che ne ha avuto occasione, a testimonianza di una frattura difficile da sanare e che potrebbe portare a una separazione sanguinosa, alla fine di un progetto stupendo che rischia incredibilmente di schiantarsi proprio sul più bello. Speriamo di no.

CRESCIAMO, TUTTI! – Purtroppo (o per fortuna, dipende da come vedete la vita), la serata di Madrid ci ha mandato un messaggio forte e chiaro, che dobbiamo essere bravi a cogliere. Dobbiamo crescere, e tanto, dobbiamo crescere tutti. Dalla squadra alla società, dalla stampa al pubblico. Eccessiva la carica data all’andata di un ottavo di finale di Champions League, che un giorno, magari, sarà una partita come tutte le altre, ma per il momento è stata presa come se fosse la sfida del secolo. Basti pensare a quanto tutto ciò apparisse “molto interessante” ai madrileni per capire la distanza che ancora c’è fra noi e loro, o meglio fra noi e squadre come la loro. Volubili, troppo volubili: passiamo dalle stelle di un evento importante ad una delusione forse eccessiva per una partita di 180 minuti che non è ancora finita. E non lo dimentichiamo mai, che non è ancora finita: il Napoli sarà giovane e inesperto, ma per qualche (breve) tratto di gara ha dimostrato di avere le armi per far male anche al Real Madrid. Se si riesce ad incanalare quell’energia nel modo giusto l’impresa non è ancora impossibile. Staremo a vedere.

THE ANSWER, MY FRIEND… – Insomma, gli azzurri hanno dimostrato di dover crescere ancora, ma hanno anche dimostrato di poter far male, di saper far male, di essere ancora troppo cuore e poca testa. Tutte cose che portano un cartello “lavori in corso” grosso così, tutte cose che se si ha pazienza miglioreranno col tempo, insieme ad un gruppo che ha margini di crescita enormi. Proprio così, enormi, ma per costruire qualcosa di bello su queste solide fondamenta c’è bisogno che il capomastro resti lo stesso e che abbia la libertà di scegliere, di decidere, e – perché no – anche di sbagliare, visto che anche lui sta crescendo insieme ai suoi ragazzi, che intanto si sono schierati apertamente dalla sua parte, come dimostrano le parole – forti – di Pepe Reina. E adesso speriamo che le chiacchiere se le porti via il vento, il vento che soffia forte su una serata iniziata benissimo e finita che peggio non si può, con quelle parole che alzano un altro muro fra un figlio promettente e il suo papà severo, troppo severo per essere vero. Speriamo che quelle parole non lascino strascichi, ma forse è questo l’esame di maturità più importante: crescere significa anche tirare una riga e guardare avanti, passando sopra alle incomprensioni e continuando a tirare dritti per la propria strada. Chissà se sarà così, chissà se ci riusciremo, chissà se ce lo consentiranno: la risposta, amico mio, soffia nel vento, la risposta soffia nel vento.

 

di Antonio Papa (Facebook: @ntoniopa)

 

 

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