PAPALE PAPALE – 2+2 fa sempre 4, non vi fate fregare: salvate il soldato VAR!

Il VAR © Getty Images

Il VAR, e non Bernardeschi: la scelta della prima foto non è casuale. Ma ci arriveremo. Intanto partiamo da un teorema imprescindibile: il VAR è l’invenzione del secolo. Se usata bene. E aggiungiamoci un postulato altrettanto irrinunciabile: non è VAR tutto quello che luccica. Sarà un messaggio un po’ complicato da trasmettere in questo mondo di ottusi e disonesti, strapieno di gente che per sostenere la propria squadra del cuore si è già venduta la dignità personale. Ma proviamoci. In fondo come tanti Don Chisciotte abbiamo già pensato che la tecnologia potesse cambiare l’inerzia delle cose, adesso proviamo anche a credere che 2+2 possa far 4 per tutti.

 

“Are you such a dreamer to put the world to rights?”

Ok, proviamoci. Iniziamo dalla pietra dello scandalo e cerchiamo di trasmettere il motivo per il quale è una pietra grossa quanto una montagna. Bernardeschi salta ad ali spiegate, il braccio a 90 gradi col corpo, occupando un volume che è il triplo del suo. Il pallone gli finisce sul bicipite in piena area di rigore e l’arbitro è lì a due metri, e sta guardando esattamente l’azione. Non è rigore, ma solo per lui: tutta Italia, juventini compresi, avevano ammesso l’evidenza già in tempo reale. Ok, può sfuggire: passiamo al VAR, dove c’è Banti (Banti…) che viviseziona l’azione e anche così decide che non è rigore. Ma solo per lui e Calvarese.

 

“I swat ‘em like flies, But like flies the buggers keep coming back”

Post-partita. Avevate dubbi? Subito i paragoni col fallo di mano di Mertens e con quello di Fazio e con tante altre recriminazioni strumentali delle ultime settimane. Perché strumentali? Semplice: perché sono tutte tese a delegittimare il VAR e a svilirne l’utilità. Malafede, malafede, malafede. I paragoni sono come la storia del dito e della luna. Se si è in malafede è facile col dito indicare un asteroide e farlo passare per luna a chi invece sta ancora guardando il dito. No, il mani di Mertens semmai può fare il paio col fallo su Koulibaly, oppure con la gomitata di Benatia a Pavoletti che dà il via all’azione del vantaggio juventino. Tutti questi episodi hanno un aspetto in comune: l’arbitro non li ha proprio visti, e il VAR, se anche li ha beccati, li ha beccati quando era ormai troppo tardi. E sono comunque azioni di gioco che a velocità normale possono sfuggire. Si chiamano “sviste” proprio perché, appunto, non vengono proprio viste. Accrocchiare insieme il mani “alare” di Bernardeschi col mani aderente al corpo di Mertens vuol dire fare un’insalata, mischiare insieme patate e carote, lattuga e mais. Stesso piatto, pietanze differenti. Se non lo capite neppure così, giuro, ci rinuncio.

“I try to sing along, I get it all wrong, ‘Cause I’m not, ‘Cause I’m not”

Ma torniamo al vero punto focale di questo articolo. Che no, non è il rigore di Bernardeschi, è tutto ciò che è successo dopo. Dio solo sa perché Calvarese e Banti non hanno “visto” il mani dello juventino che ha visto tutta Italia (juventini compresi…), e francamente diventa perfino ozioso chiedersi perché non l’abbiano visto. Ma c’è un messaggio che non deve assolutamente passare. Il VAR non è inutile e non è sbagliato, è solo da perfezionare. Invece dopo la serata disastrosa di Cagliari è proprio questo il mantra che continua a girare (guarda caso) proprio da quegli ambienti lì. “Avete visto che il VAR fa schifo? Ora che finalmente è andato a nostro favore avete capito perché eravamo contrari?”. No, assolutamente no, non fa schifo, per nessun motivo al mondo. Non è così e non lo sarà mai: non facciamoci tirare nel tranello. Quando una novità rompe le scatole ai Gattopardi della situazione, la strada più efficace non è quella di impedirne la diffusione. Anzi. In “democrazia” funziona così: viene data in pasto al pubblico e poi viene delegittimata con una campagna ad hoc. “Avete visto? L’avevamo detto che faceva schifo”. No, no e no. Va solo usata nel modo giusto, che non è certo quello visto a Cagliari, probabilmente non è quello visto in tanti casi, ma non certo in tutti. Il VAR va perfezionato ma va innanzitutto capito, bisogna rendersi conto che non è un marchingegno satellitare che “becca” da solo i falli, e di certo da solo non li fischia. Così è accaduto con Mertens, così è accaduto con Koulibaly, così con Benatia su Pavoletti. Su Bernardeschi chissà cosa è successo e chissà se lo sapremo mai. Il VAR non annullerà mai l’errore umano, di certo potrà ridurlo di parecchio, sempre di più. E non serve uno scienziato per capire che perfino 99 errori sono meglio di 100, a meno che non si abbia interesse ad asserire il contrario. Non ci cascate, non ci caschiamo. È così che 2+2 inizia a fare 5.

It’s the Devil’s way now, there is no way out. You can scream and you can shout, It is too late now…

Hail to the thief!

 

di Antonio Papa (Facebook @ntoniopa)

 

 

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