Nazionale femminile, insulti Sara Gama sui social: “Non è italiana!”

Insulti Sara Gama – La capitana della Nazionale italiana femminile di calcio è stata presa di mira sui social network, dove le sono arrivate pesanti offese.

insulti Sara Gama
Sara Gama (Getty Images)

La Nazionale femminile di calcio si è messa in luce nel suo esordio al Mondiale, conquistando una bellissima vittoria. A macchiare il debutto delle azzurre sono stati, però, i numerosi insulti di matrice razzista comparsi su Facebook e Twitter nei confronti della capitana Sara Gama. La trentenne, triestina, leader dell’Italia e della Juventus, è stata vittima di offese nei commenti alla foto ufficiale pubblicata sugli account social ufficiali della Nazionale, che la ritrae in primo piano con una mano sul petto circondata dalle compagne di squadra. Come riporta Open, in molti hanno inveito contro di lei per il colore della pelle: “Te pareva che la giocatrice africana della nazionale italiana di calcio femminile non la mettessero in primissimo piano?”

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Insulti Sara Gama, è vergogna social

E poi ancora: “Non capisco perché solo una ha la mano sul cuore e non essere italiana”; “Quella sarà anche nata in Italia, avrà la cittadinanza italiana, parlerà italiano ma, mi dispiace, non è italiana. Non ne possiede né le caratteristiche né i cromosomi”; “Come fa a essere italiana“. Non è tutto, perchè c’è stato anche chi ha esteso i pregiudizi a tutto il calcio femminile: “Dovrebbero proporre un bello spettacolo per avere pubblico e quindi soldi, e per ora quello che propongono è imbarazzante per chi ama il calcio. Non è questione di pari opportunità, il calcio femminile fa semplicemente schifo”. La capitana dell’Italia, 30 anni compiuti, è nata a Trieste ed è diventata un vero punto di riferimento del calcio femminile, tanto che la Mattel ha realizzato una Barbie che la rappresenta con la motivazione di “essere un esempio per le nuove generazioni nell’abbattere le barriere della società di cui lo sport a volte è specchio”. La vergogna social, intanto, dilaga ancora una volta, con i pregiudizi che dominano ancora nella società attuale.

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