50 milioni per 4 acquisti a gennaio: i dettagli delle prossime mosse del Napoli

 

 

Allora, quanti? Il mercato è adesso, nella penombra suggerita dalla discrezione, dietro quel velo di privacy utile per nascondere pure le idee: però poi le pareti hanno crepe e gli spifferi aiutano a denudarsi. Il Napoli che verrà è in gestazione e quando il suono della sirena autorizzerà a dar voce ai propri pensieri sparsi, si (ri)comincerà a far sul serio, a rimettere ordine nell’organico, a inseguire obiettivi mirati, a dare un senso compiuto (pure economicamente) al progetto che De Laurentiis – nel chiuso dell’udienza della Commissione Consiliare sul San Paolo – ha confessato: «Non è poi così facile combinare i fattori della produzione e produrre benefit, perché quando adesso, a gennaio, dovrò investire altri 50 milioni di euro, ci ritroveremo con soldi che chiaramente peseranno sul bilancio».

Il piano è tracciato e la triade che si muove con la cautela suggerita dal mercato lo tiene per sé: ma c’è un disegno, c’è un campetto e poi tre “ics” (dietro le quali si nascono nomi) sparse qua e là, tra la fascia difensiva (un esterno e un centrale) e la mediana (un interditore però di regia). Ma il calcio si vive alla giornata e il carpe diem alla napoletana e c’è poi pure un interrogativo, la domanda che attende risposte, in quell’area da rigore avversario dove la tentazione è d’intrufolare un altro partner, un ulteriore vice-Higuain, per aumentare le opzioni offensivi, per dar maggior spessore ai sogni. Che moriranno pure all’alba, ma risorgono ad ogni tramonto.

La “legittima” difesa è in fase di composizione e prim’ancora di intrufolarsi nel dettaglio, serviranno ulteriori riflessioni sull’argomento: Maggio, Armero, Reveillere e (tra un mese) Zuniga possono bastare, eccome, però poi si osserverà in prospettiva, si valuterà e si analizzerà, si cercheranno uomini in grado di garantire continuità al profilo tattico d’una squadra che ormai verrà definita compiutamente a immagine e somiglianza di Benitez.

La prima ipotesi conduce dritto a Luca Antonelli (27 a febbraio), che ha il fisico e pure la corsa; ma restare sulla scia di Martin Montoya (23 ad aprile) è un dovere: c’è ressa, chiaramente, perché un esterno eclettico ch’è cresciuto alla scuola del Barça ha un suo appeal, ma ognuno si giocherà le proprie carte. Però c’è dell’altro, chiaramente, e nel cuore della retroguardia si annidano verità non ancora espresse: il destino di Paolo Cannavaro ha un peso nell’equilibrio del settore e per decidere sarà inevitabile prendersi tempo, verificare gli sviluppi della stagione. L’addio del capitano spalancherebbe un buco e spingerebbe – necessariamente – a scovare un centrale da affiancare ad Albiol, a Britos e a Fernandez: Martin Skrtel (29 tra un mese) resta la primissima scelta, ma con quei costi conviene indirizzare altrove la propria attenzione, per esempio sempre in casa Liverpool, che ha un Daniel Agger (29 a dicembre) di troppo, peraltro in scadenza nel giugno prossimo. L’ultima frontiera, però, è il Portogallo e Nicolas Otamendi (25) è da un paio d’anni sottolineato in azzurro sul taccuino di Bigon: l’argentino con quel fisico da corazziere ha tutto in sé… Più o meno come N’Koulou dell’Om: uno che piace nel giugno del 2012, non dispiace dodici mesi dopo.

Parigi val bene una mossa e quella missione assai speciale, chiaramente segretissima, alla fine emerge: Parc des Princes, 5 novembre, c’è Psg-Anderlecht e in tribuna, opportunamente defilato, c’è uno 007 del Napoli. Nulla nasce per caso, men che meno un blitz in piena regola di Maurizio Micheli, il ministro per gli Esteri di Castelvolturno: e in quel match che serve (semplicemente) per arricchire il proprio data-base, c’è in campo (ma guarda un po’) Blaise Matuidi (27 ad aprile), centrocampista di lotta e di governo che a giugno si può prendere a paramento zero, l’autentica ossessione di Riccardo Bigon che tre anni fa andò di persona a seguirlo – e più volte – con Saint Etienne. L’impresa è complicata – chiaramente – ma tentar non nuoce e il francese d’origine angolana entra di diritto tra i centrocampisti che maggiormente intrigano: c’è lui, c’è Gonalons (25 a marzo) ma c’è anche e sempre Fernando (27 ma nel prossimo luglio) che a giugno può scegliersi la destinazione più gradita. E in Italia sono state prese informazioni su Giacomo Bonaventura (24) dell’Atalanta.

Il mercato offre materia prima, però a certi livelli non è consentito sbagliare e il Napoli sta perlustrando l’Europa in lungo ed in largo, sta mettendo a confronto le caratteristiche dell’uno e dell’altro e le sta affiancando con quelle dei centrocampisti a disposizione, per avere calciatori simili e però non eguali, per potersi dunque concedere un variabile nel gioco e per non ritrovarsi poi alla distanza con doppioni.

Ma quel viaggio al Parco dei Principi è un nuovo indizio: perché anche in Porto-Zenit c’era un osservatore del Napoli…

Ma, a sorpresa, c’è una variabile (impazzita) sul percorso tracciato in avvio: perché dell’attaccante non s’è mai seriamente parlato, non sino a questi giorni, quando s’è discusso sulla possibilità di attrezzarsi con un vice-Higuain di ruolo.

Per ora, è blandamente una possibilità che il Napoli vorrebbe concedersi, però ci sono ancora poco meno d’una decina di partite sino alla sosta natalizia e dunque si possono avanzare una serie di considerazioni: ritenendo Pandev più una seconda punta che un centravanti, dunque un uomo da sistemare alle spalle del bomber nella sua accezione più comune, s’aspetta di cogliere i miglioramenti di Zapata – che sin qui ha soddisfatto ma che non può contribuire, nell’immediato – ad elevare le potenzialità offensive.

C’è poi la vicenda Vargas da considerare: il cileno che fa sfracelli con la sua Nazionale, che in Brasile è contesto dal Gremio e dal Santos, resta un investimento anche tecnico. Però, dovendo giocarsela su tre fronti, ed avendo bisogno d’un uomo a presa rapidissima, resta ancora un’incognita.

Sui taccuini della scorsa estate spuntò, a sorpresa, il nome dell’islandese Alfreo Finnbogason e la punta dell’Heerenveen – che ha appena ventiquattro anni – non sta tradendo neanche in questa fase iniziale del campionato olandese: quattordici reti in undici partite hanno rinsaldato alcune antiche convinzioni e lasciano che il nome resti sempre di stringente attualità. Tra l’altro, in prospettiva, avrebbe un suo perché… Il tempo non manca, per trovare nuovi riferimenti.

 

Fonte: Il Corriere dello Sport

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