EDITORIALE – Le mani di Bardi spezzano l’unione partenopea

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Definire il Chievo bestia nera è diventato ormai riduttivo. Un vero e proprio incubo, che è arrivato nel momento meno opportuno. Eppure le cose sembravano destinate ad andare in maniera diversa.
Benitez aveva chiesto unità all’ambiente Napoli: i tifosi hanno risposto come solo loro sanno fare, presentandosi in 40mila al San Paolo per un appuntamento tutt’altro che di cartello. Sono stati al fianco di squadra e allenatore per tutta la partita, riservando anche degli applausi per Insigne all’uscita dal campo e non solo. I fischi e i cori sono arrivati al termine, ma quasi tutti rivolti a De Laurentiis per il mancato arrivo di calciatori desiderati.
Unità che non c’è e non arriverà mai da parte di chi non ha alcuna voglia di starsene buono. Le stesse persone che non vedevano l’ora di questa caduta per ricominciare a scrivere di ipotesi apocalittiche.

 

 

Le parole di Benitez, ieri in conferenza, sembravano aver lasciato il segno anche nel cuore e nella mente dei giocatori, che nella prima mezz’ora hanno praticamente dominato in lungo e in largo il Chievo. La furia calcistica azzurra si è placata quando Bardi ha deciso di salire in cattedra e di diventare il protagonista assoluto di giornata. Dopo aver fallito il calcio di rigore, Higuaìn è completamente uscito di scena, senza mai più rientrare in partita.
E se Higuaìn non fa più l’Higuaìn, iniziano i problemi. Soprattutto se i problemi di Marek Hamsik continuano ad essere, forse, irrisolvibili. Lo slovacco appare ancora isolato dal resto del mondo. Sembra aver perso quei meravigliosi tempi d’inserimento che lo hanno contraddistinto nel corso della sua carriera partenopea. Si muove fra le linee ma quasi mai in maniera concreta, e vicino al gol non ci arriva nemmeno per sbaglio. Il suo non è un grattacapo tattico, né tanto meno di posizione, come ha confermato anche Benitez. Il suo è più un problema psicologico, che lo sta pedinando da ormai più di un anno.
Sottotono anche lo stesso Callejon, che su quella corsia di destra, coadiuvato da Maggio, ha avuto diverse occasioni per pungere, soprattutto nella prima frazione di gioco: Biraghi, da quella parte, poco aiutato da Lazarevic, è stato spesso e volentieri in difficoltà a tenere la volate offensive dei due azzurri, sempre inconcludenti. Si poteva – e doveva – fare molto di più. Certo, la fortuna – così clemente a Genova – non è stata dalla parte azzurra (33 tiri in porta mai fatti dal 2004/05), ma dare la colpa al fato è fin troppo facile.

 
A decidere la gara è stato lui, Maxi Lopez. Proprio lui, che al Chievo ci è andato per ricominciare da zero, dopo qualche annata poco fortunata. E non c’era modo migliore per ripartire, con un gol bello ma non impossibile. Corini, con ogni probabilità, avrebbe pagato per portare a casa un punticino. Invece di punti ne sono arrivati tre.
Non c’è nulla da fare: la salvezza clivense passa sempre per Napoli.

 

 

di Pasquale La Ragione (Twitter: @pasqlaragione)

 

 

 

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