Il Ringhio di Gattuso

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“Marco Materazzi è mio gemello. Cominciammo assieme a Perugia. Non avevo ancora la patente perché minorenne mentre lui aveva già un contratto da calciatore professionista. Lui è stato la mia chioccia, ogni tanto mi sganciava pure qualche banconota da centomila lire per aiutarmi, e mi portava in giro per Perugia con la sua macchina.”  – G.Gattuso 

 

Ottimo esempio, un vero leader delle risse il Sig.Materazzi.

Sarà stato anche grazie al suo maestro che Gennaro Gattuso, per tutti Ringhio, ha fatto parlare tanto di se e non solo per le sue doti tecniche.

I calabresi sono conosciuti per la loro testa dura, quella di Ringhio era durissima.

Bastava guardarlo mentre entrava in campo: un lottatore di Sumo pronto alla battaglia.

Ma in campo ci metteva cuore, grinta, coraggio ed una dose massiccia di cazzimma.

Si cazzimma, quella che non conosce regole e che concede il potere di non avvicinarsi se non si vuole rischiare di essere stesi, con Gattuso ancora alle calcagna.

Bisognerebbe chiederlo a Cristiano Ronaldo, quando a terra durante la semifinale di Champions tra Milan e Manchester United (vinta dal Milan 3-0 n.d.r.) si vede attaccare da Rino che gli intima di alzarsi.

Non solo gli aveva ringhiato contro per tutto il match, continuava incessante anche dopo averlo steso con un tackle rabbioso.

Non c’era tempo per star li sdraiati, bisognava alzarsi e combattere.

Ne aveva e come di voglia di fare, timore di nessuno e gamba tesa per farsi rispettare.

Il suo ego ha sbraitato forte, parecchie volte. Piccoletto ma sapeva farsi sentire.

Che soddisfazione, a soli 21 anni vestire la maglia rossonera. Ancora più grande, poter volgere lo sguardo verso un altro Ronaldo, il brasiliano interista, durante il suo primo derby.

A muso duro, gli punta l’indice contro e gli sussurra “Gli hai fatto male pezzo di m…? e mo’ te ne esci” dopo il rosso diretto per una gomitata ad Ayala.

Litigava con tutti, senza distinzioni. Non solo in campo, però.

A pieni polmoni, contro chiunque lo insultasse o dicesse cose che non gli andava di sentire.

In campo, i giocatori, dovrebbero essere educati a diventar sordi onde evitare liti repentine.

Lui, non ci riusciva a non sentire.

Si ricorda ancora della furia di Rino, l’assistente di Redknapp al Totthenam, Joe Jordan.

Brutta notte quella per il Milan, la disfatta per 1-0 prima e la squalifica per tre giornate di Rino.

“Ho perso la testa. Ho sbagliato. Non ci sono giustificazioni per quello che ho fatto. Anche se Jordan ha continuato a rompere le scatole per tutto il secondo tempo, non dovevo reagire così. Non vi dico quello che ci siamo detti, ma parlavamo in scozzese. Se mi aspetto una squalifica? Accetterò ogni decisione”.

Le provocazioni dell’assistente, per tutto il match, avevano mandato su tutte le furie il Capitano del Milan.

Proprio non ci stava a farsi insultare e a fine partita: direzione panchina avversaria e mani alla gola.

Niente mezze misure per Rino, in campo come calciatore e sulla panchina come allenatore.

Carattere irruento, folle, ringhioso ma da ammirare per la passione e l’amore che metteva in campo.

A pieni polmoni, senza limitarsi mai.

Perché recitare, fingere di essere quello che non sono non fa parte del mio sangue, io sono quello che la gente vede, senza filtri né maschere. Perché lo so bene che nella vita, come nel calcio, i palloni gonfiati fanno poca strada”.

Lui era così, prendere o lasciare…

… Stay Tuned! Io lo prenderei, onestamente

 

Di Anna Ciccarelli

 

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