TUTTI I NUMERI DELLA CRISI – Gol subiti e non segnati: il Napoli va giù con Sarri

Insigne Hamsik © Getty Images
Insigne Hamsik © Getty Images

Se una sconfitta poteva essere un caso, due erano state una indicazione precisa. Ora, tre, ne fanno una certezza: è crisi o chiamatela come volete. Ma il Napoli, quello di qualche settimana fa, non c’è più e allora tutta la stagione assume contorni diversi. Da dove nascono le difficoltà? I fattori sembrano tanti, mentali più che fisici, e il primo indiziato in questa ricerca estenuante al colpevole pare essere Maurizio Sarri. Da ‘Maestro’ ad ‘ammaestrato’ il passo è breve, specie a Napoli, la città che ha prima elogiato e poi cacciato via Mazzarri o Benitez, giusto per citare gli ultimi due sulla panchina azzurra prima del tecnico napoletano. Troppo brutto il Napoli visto contro la Roma, timido ed impacciato, confusionario oltre ogni limite quello di mercoledi; il San Paolo violato due volte in pochi giorni è la notizia peggiore, perché se neanche tra le sue mura il Napoli riesce ad essere il Napoli, allora qualche problema deve esserci sul serio.

I NUMERI NON MENTONO, MA SALVANO DRIES

La crisi, però, per quanto mentale viene snocciolata dai numeri e quelli non mentono mai. Il primo che balza all’occhio dopo il Besiktas è di certo quello delle sconfitte di fila: 3, come non era mai accaduto a Sarri in questo anno e più di gestione azzurra. Un ciclo interminabile che sembra così lontano da quello che lo ha preceduto, in cui un Napoli bello e convincente aveva saputo tenersi alto tra campionato e Champions.
È finita la benzina? Il dato del possesso palla dell’ultima partita ci dice di no: il 62,6% della gestione del pallone contro il Besiktas è stato a favore della squadra di casa. Il Napoli, in effetti, non aveva cominciato affatto male, ma il gol in avvio di Adriano non ha aiutato gli azzurri, capaci anche di rispondere con Mertens. Il belga, proprio lui è la maggiore iniezione di dati positivi: 90 minuti giocati, 1 gol segnato ed un altro sfiorato, 2 rigori procurati ai suoi e 3 gol totali nelle prime tre uscite della Champions di quest’anno. Un trascinatore, in qualsiasi posizione del campo; perché anche da prima punta Dries non delude, si sbraccia, si sforza, a volte si allarga senza motivo e pestando i piedi ad Insigne, ma quando la palla si gioca ai suoi livelli nessuno lo tiene. Una certezza per Sarri c’è ed è lui.

SENZA ALBIOL ED INSIGNE

Peccato che proprio per Insigne non si possa dire lo stesso: il napoletano è fermo a zero gol, una cifra incomprensibile perché il 24 non riesce a confermare l’ottima stagione dello scorso anno. L’addio di Higuain, la crescita di Mertens, le poche certezze napoletane; tutti fattori che influiscono sulle sue giocate. Fattori a cui si aggiunge la bega contrattuale mai doma negli ultimi mesi; e quel rigore fallito contro i turchi è solo il sintomo di quanto accade dentro e fuori la sua testa.
Il Napoli sembra non poter contare su di lui, così come non può contare su Raul Albiol; lo spagnolo è fermo da tre settimane e la sua assenza sta facendo malissimo alla squadra: da quando non c’è più lui in campo (310 minuti) sono già 9 le marcature subite tra Benfica, Atalanta, Roma e Besiktas. Prima del suo infortunio (640 minuti) le reti incassate erano state solo 6. Una bella differenza.
D’altronde gli infortuni stanno condizionando molto il lavoro di Sarri: non solo Albiol e Milik, con un ginocchio malconcio ancora per mesi, ma prima di loro Tonelli, Giaccherini, El Kaddouri si erano tutti fermati. Guai fisici che hanno anche rallentato Sarri. Il tecnico azzurro mercoledi sera ha fatto vedere per la prima volta Diawara, 20 minuti di buon livello che però non sono bastati; quanto servirà ora per vederli dal primo minuto? Rog col Besiktas era addirittura in tribuna, mentre 4 sono stati i cambi (o forse gli stravolgimenti) operati da Sarri: Chiriches e Maggio in difesa, Zielinski in mediana, per la prima volta Callejon-Mertens-Insigne dal primo minuto.
Una punizione rispetto a quanto visto per la Roma? Forse non ha funzionato, mister.

 

 

a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

 

 

 

 

 

 

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