#AMENTEFREDDA – Quando Pessoa imparò il napoletano

Napoli © Getty Images
Napoli © Getty Images

 

Come il miglior Napoleone, stavolta dalla polvere all’altare ci passa il Napoli. Anzi, fino alle stelle, quelle europee della Champions, la rassegna delle migliori 16 squadre d’Europa che da stasera, quando si chiuderà ufficialmente la fase a gruppi della competizione, vedrà iscritto nella lista anche il nome del Napoli.
Gli azzurri non hanno bisogno dei regali che, in contemporanea, arrivano dall’Ucraina; e che il Besiktas perda è un dato favorevole solo al Benfica, che tra le mura amiche deve arrendersi alla forza di un Napoli primo nel girone per la prima volta nella sua storia e con un sorriso rinnovato, dopo settimane di difficoltà.

IL BIVIO VINCENTE

Si, perché il doppio confronto con Inter e Benfica doveva essere per gli azzurri un bivio: mazzata finale dopo un mese e mezzo di saliscendi o redenzione definitiva.
E bivio è stato: i tre punti con l’Inter hanno rilanciato il discorso qualificazione Champions in campionato, ma la vera qualificazione è arrivata poi a Lisbona, con 3 punti che hanno il sapore dell’impresa. Non tanto e non solo perché vincere al Da Luz non è cosa da tutti i giorni, ma soprattutto perché chi si aspettava una risposta, ora l’ha avuta.
Sarri, in primis, pareva averla già giocata questa partita, forse nei sogni di una vita a rincorrere i palloni che gli carambolavano addosso sui campi di C o Dilettanti. Si aspettava, un giorno, di arrivare fin qui e si è preparato così bene da azzeccarle tutte le mosse. Sbaglia solo nel conteggio dei minuti; si aspettava una partita diversa dal 70′ in poi, ma già all’ora di gioco il gol di Callejon cambia le carte in tavola. Dopo il gol del Napoli, non c’è più storia, perché i padroni di casa, già calati nel ritmo, scompaiono e hanno bisogno solo di un grossolano errore di Albiol, in chiusura di match, per rifarsi vivi.

PAROLA ALL’URNA

Ma il gol di Jimenez non basta, perché ci ha pensato Mertens, nel frattempo, a sistemare le cose. Il belga, entrato al 57′, in venti minuti si è preso il match, decidendolo: prima l’assist per Callejon, poi il gol in serpentina.
“Mi servirà dalla panchina un uomo capace di cambiare il match”, aveva detto sarri lunedi presentando il match.
Rui Vitoria, forse, quelle parole non le aveva mai sentite, troppo occupato a pensare al suo Benfica, sicuro di passare davanti al proprio pubblico. La maledizione di Guttman stavolta non c’entra; è una maledizione azzurra quella che si staglia su Lisbona e che procura diversi grattacapi. Ma grazie alla Dinamo, anche i lusitani salgono in carrozza verso la riva degli ottavi.
Lunedi a Nyon si deciderà il da farsi, ma la situazione del Napoli, primo, non è rosea come ci si aspetterebbe: PSG, Bayern, Manchester City, ma anche probabili Leverkusen, Siviglia, addirittura una tra Real Madrid e Borussia Dortmund.
Ma è la Champions e agli ottavi nessuna squadra è abbordabile.
Il ritorno, però, stavolta sarà al San Paolo; un motivo in più per giocarsela, per sognare.
Per una notte, anche Pessoa parla napoletano, il fado si suona col mandolino e l’Alfama fa rima con i Quartieri Spagnoli.
A febbraio, esattamente, quanto manca?

 

 

A cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

 

 

 

 

 

 

 

 

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