QUESTION TIME – Napoli, cosa ti è mancato per arrivare fino in fondo?

Question Time

La peggiore delle condizioni. A 270 minuti dalla fine. Perché il calcio è strano, bastardo e beffardo. Tanto da ficcare tra il Napoli ed il secondo posto un Roma-Juventus che può mettere in serio pericolo le budella. Confesso subito: ci ho provato. Ho ragionato e ho provato ad ingoiare la pillola. Ma tra la rossa e la blu semplicemente non ho scelto. Il solo pensiero di dover…ehm…tifare (scusate, sto facendo fatica anche a scriverlo) per “quelli” mi ha provocato un disagio fisico. No, proprio non si può. Inammissibile ed incoerente, per tutto ciò che è stato detto e scritto. Una faccenda di sentimenti, non c’è calcolo in certe questioni. È come se si sostenessero le ragioni dell’amante della propria moglie. Ho reso l’idea?

Napoli, non tifo pro-Juve ma gufate alla Roma

Ho scelto quindi di cavarmela con me stesso convincendomi che sarà sufficiente gufare la Roma. Facendo finta che dall’altra parte ci sia un Ascoli qualunque. Tutto, purché avvenga questo benedetto sorpasso. E che sia definitivo. Il cruccio però è un altro e non fatico ad individuarlo: possibile che una squadra che ha sfoggiato un calcio cosi gioioso, a tratti perfetto, si sia ridotta a dover sperare nelle sfortune altrui? Per qualcosa, quel secondo posto, che per tutta la stagione è sembrato l’obiettivo minimo, a fronte delle potenzialità dell’allegra brigata di Sarri. Ecco, appunto, un contentino. La Champions diretta, in fondo, non farebbe sparire l’amaro in bocca. Perché questa Juve, seppur mostruosa, si sarebbe potuta battere. Inutile ricordarvi i pareggi e tutti i punti persi per atteggiamenti da babbei dei peggiori tornei amatoriali. Stucchevole imprecare su arbitri, rigori, partite a mezzogiorno e le maree lunari. Inutile anche guardare la classifica e contare i -8 dalla vetta.

Ma allora dove sta la fregatura? Cos’è mancato agli azzurri per giocarsela fino in fondo?

L’amara verità l’ha svelata proprio la Juve e quell’asso nella manica sbucato (quasi) dal nulla chiamato Dani Alves, il quale ha praticamente vinto da solo le semifinali di CL: terzino destro, anni 34, una bacheca personale di trofei più luccicante di una vetrina di Bulgari. Preso a parametro zero, stipendio di 4.5 mln/anno. Diritti di immagine lasciati al calciatore, ça va sans dire. Insieme a GH – senza dimenticare il craque Cuadrado – è stato l’anello di congiunzione tra la spina dorsale bianconera e la necessità di ampliare l’organico con elementi che avessero ben chiara l’idea di quel che significa competere ai massimi livelli. Esattamente ciò che il Napoli non ha fatto: dotarsi di gente di questo calibro, tasselli fondamentali per tamponare buchi di esperienza e personalità. Che in qualche occasione si sono trasformate in voragini. Giuntoli avrà tutto il tempo per colmare queste mancanze, a patto che in estate non si smantelli il progetto sull’altare delle plusvalenze. Nel frattempo sarà necessario dare lezioni di calcio anche al simpatico Sinisa e fare il tifo per..per la…
Scusate, ma proprio non ci riesco.

di Marcello Mastice (Twitter @marcellomastice)

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