Vieira: “Ammiro Maurizio Sarri, lo ritengo un maestro. Abbiamo la stessa visione di calcio”

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Patrick Vieira, tecnico del New York City ed ex centrocampista di Milan ed Arsenal, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de “La Repubblica” dopo aver ammirato da vicino gli allenamenti del Napoli di Maurizio Sarri a Castel Volturno. Ecco le dichiarazioni del campione francese: “Ammiro Maurizio Sarri e sono qui per conoscerlo: lo ritengo un maestro, più che un collega. Abbiamo la stessa visione del calcio, anche se io ho da poco iniziato la mia nuova carriera in panchina”. Arrivare a Napoli dagli States per assistere solo per un giorno alle esercitazioni del toscano nonostante il lunghissimo viaggio: “Ho avuto la possibilità di incontrare una bellissima persona e di vedere come lavora Sarri da vicino. Hanno ragione a definirlo un maestro, ma di questo mi ero già fatto un’idea chiara davanti alla tv vedendo come gioca il suo Napoli. Abbina organizzazione ed effetti speciali. Quando guardo una partita, da spettatore, la mia prima aspirazione è divertirmi. Preferisco un 3-2 a una vittoria per 1-0, al termine di 90’ in cui mi sono annoiato. Con il Napoli non mi capita”. 

Vieira esalta ancora il gioco del Napoli

Un giorno a Castel Volturno per studiare ancora meglio il Napoli, Patrick Vieira si è detto più che soddisfatto della nuova esperienza: “Con Maurizio ho pranzato e abbiamo fatto un’utile chiacchierata, trovandoci in sintonia su molti punti. Anche a me piace il calcio propositivo, votato all’attacco e gradevole per chi lo guarda. Lo pensavo da giocatore e ancora di più da tecnico, adesso”. Ma il Napoli deve puntare a vincere: “E chi dice che le due cose siano inconciliabili? Il Napoli è sulla strada giusta per vincere e mi intriga che ci stia provando a modo suo: senza compromessi”. Infine, l’ex centrocampista dell’Arsenal ha concluso parlando anche di un tema delicato purtroppo ancora molto presente nel calcio di oggi, il razzismo: “C’era ai miei tempi e purtroppo il razzismo esiste ancora, in Italia e non. Ma è una mancanza di educazione che parte dalla società e poi fa danni anche negli stadi, non il contrario. Ognuno dovrà fare la sua parte, sperando che il futuro sia migliore”.

 

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