LIGHT BLUES – Hamsik e i Pearl Jam: il capitano si riprende la sua nave

Sounds like light blues by Napolicalciolive.com
Sounds like light blues by Napolicalciolive.com

Il match di sabato è sembrato un fantastico flashback da cui non avremmo mai voluto uscire. Qualcosa di già visto, una manifesta superiorità che come sperato ha zittito chi è riuscito a criticare una squadra che da un anno frantuma record in giro per lo stivale. Primo posto riconquistato, Hamsik (finalmente) raggiunge Diego e la squadra torna a giocare con ritmi e giocate a cui ci ha abituati. Quasi non sembra la squadra che solo una settimana fa era bersagliata dalle polemiche e dal catastrofismo ingiustificato.

First place

Tutto è tornato in ordine. Il Napoli si è ripreso la vetta e con lei la sicurezza di essere in grado di contendere fino alla fine il titolo ai campioni in carica, senza cedere psicologicamente alla più esperta squadra bianconera. Oltre ad una competizione per piedi buoni, il campionato è certamente una gara contro sé stessi, contro i diversi problemi che possono nascere in una stagione e che solo la forza mentale possono aiutarti a annientare. Arrivare a circa metà della stagione ancora in ballo, è sintomo di quanto questa squadra faccia sul serio e quanta determinazione ci mette nel perseguire il proprio obiettivo.

Gli infortuni di Ghoulam e Milik avrebbero indotto a sotterrare l’ascia di guerra anche al più stoico combattente, ma non al Comandante Maurizio. Sarri ha protetto e protegge tuttora le debolezze della squadra esaltandone i numeri, consapevole che quei numeri avrebbero restituito ai calciatori un po’ della fiducia mancata nell’ultimo periodo. Come a dire: “non siete diventati brocchi all’improvviso, siete sempre gli stessi uomini che se vogliono possono battere chiunque, continuate così ed i risultati ci ripagheranno”. Un discorso ipotetico da ripetere anche a chi ancora non è sicuro della forza di questi calciatori e della bontà del progetto.

È tornato il Capitano

Sembrava una maledizione, un fardello da portare sulle spalle per chissà quanto tempo. Poi è arrivato il gol che l’ha liberato da tutto, con le gambe che sembrano più leggere e le giocate complicate che di colpo diventano semplici. Marek è tornato a fare quello che sa fare meglio: trascinare la squadra con gol e giocate decisive. C’era addirittura chi lo voleva fuori, “per farlo rifiatare” dicevano. A domande specifiche, Sarri ha sempre difeso il capitano dimostrando ancora una volta di avere ragione sulle proprie scelte. Eppure, dopo numerosi miracoli, c’è ancora chi lo definisce erroneamente “integralista”.

Qui non si tratta di integralismi, ma di far giocare chi secondo colui che li allena ogni settimana, sono in grado di farti vincere la partita. Un discorso logico e quindi di difficile comprensione se di mezzo c’è l’amore per una squadra e la grandezza di un sogno che aspetta da anni. Il Capitano ha ritrovato la nave e la ciurma ha affilato le armi. Il Comandante aveva bisogno del “suo” uomo a bordo per tenere la rotta nel mare in tempesta.  Il capitano è tornato, speriamo per sempre.

Three is megl che uan

Affrontare una squadra che non pensa esclusivamente a difendersi è qualcosa a cui il Napoli non è per niente abituato, per questo la premessa prevede i complimenti al Torino per come ha interpretato la partita. Complimenti che potrebbero sembrare ironici, ma non in questo caso. Perché non è così scontato trovare una squadra che vuole giocare a calcio e non a “distruggi e corri”, la modalità preferita dei tecnici che affrontano gli azzurri.

È soprattutto questo il motivo per cui il Napoli ha trovato le sue giocate solite, quelle che con un metro in più sono più facili, anche se si è un po’ stanchi. Una prova che è servita ad acquisire fiducia oltre che risultato. Tre punti e tre gol. Un numero che prima del calo rappresentava il minimo sindacale dei gol a partita, e che ora permettono di scavalcare l’Inter per sedersi dove siamo più a nostro agio. In alto, insieme agli uccelli. Facciamo che anche loro sono tre. Quelli più in basso hanno le piume a strisce verticali, volano male e ci vedono peggio ma da mangiare lo trovano sempre. Anche se tutti gli uccelli dell’albero guardano più su, dove c’è quello in alto con il petto azzurro. È affamato e sembra molto più magro degli altri, ma nessuno ha mai volato come lui.

di Claudio Pomarico

 

Impostazioni privacy