PAPALE PAPALE – Niente alibi, niente capri espiatori: non è (solo) colpa di Giuntoli

Calciomercato NapoliGiuntoli incompetente, Giuntoli dimettiti. E no, ragazzi, è troppo facile così. Chiaramente nessuno in questo momento vorrebbe essere nei panni del ds del Napoli, ma trovare il capro espiatorio non è mai la soluzione giusta. Una sessione finita a fischi e pernacchi, senza alcuna giustificazione che tenga e senza nessuna possibilità di appello. Voto in pagella? Impreparato, che a scuola era un bel 2. Ora come ora non è folle affermare che se dovesse rompersi il giocattolo le responsabilità maggiori saranno del mercato e di chi lo ha portato avanti. La squadra in campo sta compiendo un vero miracolo, e il modo in cui il calciomercato Napoli si è fatto scherzare dalla Juventus – in sede di comunicazione e in sede di mercato – non fa altro che scavare un abisso ancora più profondo fra la squadra di Torino e la sua principale antagonista. Via il velo, cadono tutti gli alibi: se vuole raggiungere DAVVERO la Juve, chi è al comando dovrà riflettere, e molto. Altrimenti non si crescerà mai abbastanza.

Cristiano Giuntoli © Getty Images

Calciomercato Napoli, il “suicidio” di Giuntoli e le colpe degli altri

In realtà non è assurdo neppure additare Cristiano Giuntoli come il principale artefice di questa penosa sessione invernale. Scelte tecniche anche piuttosto brillanti, come l’idea di domino Younes-Ounas-Politano, ma la strategia attuata in fase di trattativa ha fatto tutta la differenza del mondo. Passi perfino il caso Younes (più un vezzo che una necessità), ma mettersi 15 giorni nelle mani di Verdi e 15 giorni nelle mani del Sassuolo è stato un suicidio inspiegabile, da veri sprovveduti. Esatto, un suicidio: Giuntoli (o chi per lui) si è puntato una pistola addosso per 28 lunghissimi giorni e alle 22:59:59 del 31 gennaio ha premuto il grilletto. Ok, il Sassuolo ha fatto il doppio gioco, e chissà che cosa c’è dietro, ma “scoprirlo” a 10 minuti dalla campanella con un mese a disposizione è tafazzismo puro, solo che invece della bottiglia in questo caso c’era una bella revolver. E quando una persona che conosciamo decide di farla finita è giusto passare almeno una giornata a pensare a cosa avremmo potuto fare per evitarlo. In questo caso, appunto, sono in tanti a doversi fare delle domande.

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Calciomercato Napoli, gli errori di De Laurentiis e un dubbio: quanto c’entra Sarri?

Il primo è sicuramente Aurelio De Laurentiis. Stanziare 30 milioni per quello che in Italia il mercato più pezzente della storia è un segnale importante, da parte di una società solida che nel corso degli anni si è costruita una forza invidiabile, che in Italia può vantare soltanto una multinazionale come la Juventus. Onore al merito, ma non per questo non si può sbagliare. E secondo me ADL stavolta ha sbagliato, di grosso. La strategia conservativa tenuta nel mercato estivo era già di per sé poco lungimirante; a gennaio poi sono stati commessi errori enormi, e non soltanto strategici. Non si può pensare che Giuntoli abbia deciso da solo di perdere un mese a correre dietro alle paturnie di Verdi e poi del Sassuolo. Peraltro, se perfino i tifosi avevano sentito puzza di gioco delle tre carte sembra davvero strano che non se ne fosse avveduto un uomo così furbo e scafato come il presidente azzurro. Degli errori strategici (rilanciare fino al doppio per un calciatore che vale la metà? sul serio?) si è già detto, resta però un interrogativo irrisolto. Verdi e Politano non erano due campioni, ma erano esattamente ciò che occorreva a Sarri, quindi è stato sacrosanto perseguire loro come obiettivi principali. Ma possibile che davvero non ci fossero alternative? E se non c’erano alternative, possibile che davvero l’allenatore abbia imposto “o mi prendete questi due oppure meglio adattare Rog”? Tutto molto strano, ma se davvero fosse così qualche domanda dovrebbe farsela anche il Comandante Maurizio. Che adesso, bontà sua, è chiamato ad un’ulteriore impresa, non tanto tecnica quanto motivazionale: la squadra deve restare isolata dal clima di scoramento (comprensibile) che si respira in giro e deve pensare solo a scendere in campo. Di partite ne mancano 16: se tutto va bene si può resistere fino alla fine con i validissimi ragazzi a disposizione. In certi casi la stanchezza può essere davvero un optional.

Ma tirando una riga, a bocce ferme, i tifosi e l’ambiente circostante non possono non farsi delle domande. Cos’è che non sappiamo? Cosa è andato storto? Chi risponderà di ciò che è andato storto? Per favore, niente complottismi e sassuolismi vari: non diamo la colpa agli altri. I suicidi non si consumano quando si preme il grilletto, e neppure nell’ora prima: è un percorso a cui si arriva dopo un lunghissimo tragitto fatto di tante cadute mai curate bene. Guardarsi dentro e capire gli errori è l’unico modo per crescere, e non ripeterli mai più.

 

di Antonio Papa (Facebook @ntoniopa)

 

 

 

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