Giaccherini: “Sarri mi vedeva come vice-Callejon, ma sono una mezzala”

Giaccherini Napoli
Emanuele Giaccherini© Getty Images

Emanuele Giaccherini, ex giocatore del Napoli ed attualmente centrocampista del Chievo Verona, è tornato a parlare della sua avventura in maglia azzurra e dello scarso minutaggio totalizzato sotto la gestione Sarri ai microfoni de “Il Corriere dello Sport”: “L’unica spiegazione è l’infortunio iniziale che mi impedì di far vedere al tecnico che sono una mezzala: restai fuori due mesi per uno strappo e nel frattempo arrivarono Zielinski e Rog. Così Sarri mi mise esterno, un ruolo che non faccio bene: per lui ero il vice Callejon. È stato un disguido tattico. Ho provato a dimostrare di poter comunque essere utile al Napoli, ma lui ormai aveva questa visione di me. In campionato ho fatto una sola gara da titolare e ho anche segnato. Ma non mi sono mai permesso di chiedergli perché non giocassi mai”. Poi ha svelato il suo rapporto con l’allenatore toscano: Sarri in campo è bravissimo, ma ha questo problema di rapporto con le riserve. Quando alleni una grande squadra devi saper gestire bene il gruppo e sotto questo punto di vista difetta. Per lui esistono 14 o 15 giocatori, ma se hai le coppe e vuoi vincere il campionato hai bisogno della rosa intera. Ed è giusto far sentire tutti importanti. Io a Napoli non mi sono mai sentito importante”.

Napoli, Giaccherini svela la differenza tra Conte e Sarri

L’ex centrocampista della Juventus ha spiegato le differenze e analogie tra Conte e Sarri: “Entrambi predicano il recupero immediato della palla, il pressing alto, il gioco propositivo. La differenza principale riguarda la gestione: per Conte sono tutti importanti e nessuno indispensabile, per Sarri ci sono undici indispensabili e gli altri vengono dopo”. Infine, Giaccherini ha concluso spiegando come ha vissuto la sua esperienza a Napoli: “Ho lavorato per me stesso. Nella mia carriera ho mangiato tanta polvere, sono finito in tribuna anche in C2. Allora non ho mollato, nella speranza di trovare una squadra che puntasse su di me. È brutto arrivare al venerdì e sapere che la settimana per me era finita lì. Ma non ho mai mollato. E grazie a questo atteggiamento adesso posso già dare una mano al Chievo pur non essendo al top”.

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