MATINÉE – La legge morale di Paulinho

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di Vincenzo Matino (seguimi anche su Twitter)

 

 

Non sono molte le occasioni in cui si può raccontare una bella storia che riguarda il calcio moderno, quello fatto di cifre mostruose e morale da quattro soldi. Vale la pena dunque raccontare di Paulinho. All’anagrafe nasce Paulo Sérgio Betanin, ma per un brasiliano è molto più economico e pittoresco farsi chiamare semplicemente Paulinho. Eppure nel cuore più che il verde oro si scorge il granata, come quello della maglia del Livorno, la sua seconda casa. Sono 10 anni che il centravanti difende i colori dei toscani, salvo qualche prestito al Sorrento e e al Grosseto. In questo arco di tempo ne avrà visti di calciatori passare, decine e decine gli ex compagni, ma uno in particolare non lo dimenticherà mai: Piermario Morosini.

 

 

Piermario, stroncato in campo a 24 anni dalla cardiomiopatia aritmogena, una rara malattia ereditaria che lo ha portato via nel fiore degli anni e della carriera. Paulinho ancora oggi porta in ricordo dell’ex compagno un braccialetto amaranto.

 

 

Il centravanti livornese ha stravolto una delle frasi più ricorrenti del calcio: “Durante il mercato mai dire mai”. Lui questo mai l’ha detto, al Verona. Ha detto no alla tifoseria scaligera, colpevole di vergognosi insulti alla memoria di Morosini. Eppure dal trasferimento al Verona ne avrebbero guadagnato tutti, iniziando dal Livorno che avrebbe comunque incassato una bella cifra per il cartellino fino allo stesso Paulinho, che poteva formare insieme a Toni una delle coppie d’attacco potenzialmente più pericolose del campionato. Su certe cose impossibile metterci una pietra sopra. Impossibile scendere in campo la domenica e dare il 100% per una tifoseria che ha infangato il nome del suo fraterno amico. Paulinho ha preferito l’Al-Arabi, squadra di un certo spessore economico ma che non può certo garantire al centravanti il palcoscenico che merita. Questa bella storia di umanità però spinge anche verso una riflessione amara sul  sistema calcio in Italia. Possibile che uno dei migliori attaccanti dello scorso campionato, uno che segna gol a raffica da diverse stagioni in qualunque modo, sia costretto ad andare all’estero in un campionato minore pur di giocare? L’Italia ancora una volta si lascia sfuggire un UOMO, prima che un gran calciatore. Peccato.

 

 

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