COLPO DI TACCO – Romeo Benetti, il Collezionista

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‘Grande mediano, al quale sono grati molti ortopedici’ – Carlo Vulpio

Non lasciatevi trarre in inganno dal titolo, l’attaccante italiano, trasformato mediano, Romeo Benetti, non collezionava figurine o palloni da calcio, no, collezionava ossa.

Per ogni caviglia, ginocchio, naso rotto c’era un trofeo da aggiungere in bacheca ed un pezzo in più allo scheletro che custodiva in casa, un vero e proprio scheletro, che come un puzzle in 3D, prendeva forma, partita, dopo partita.

Un posto d’onore lo occupava lo scafoide di Pelè, non meno importante il posto della caviglia di Gallego, attaccante argentino, che ebbe la sfortuna di incontrare ai Mondali del ’78 il Benetti.

In scivolata Gallego, colpisce Benetti.

Brutto fallo certo, ma non violento, Benetti si rimette in piedi, segno della croce in aria e solo 2 minuti più tardi, colpo alla caviglia, gancio destro, montante e al tappeto l’attaccante argentino ed il lesto calciatore azzurro, ammonito verbalmente dall’arbitro.

Non a caso, dal tabloid “The Sun”, è annoverato tra i 10 calciatori più violenti al mondo, 4 posto ed unico italiano in lista.

Si avvicina al calcio, dopo aver tentato la strada del rugby e del karate, che, però, considerava sports molli per le sue corde.

Approda al Bolzano, dove tira i primi calci e ne dà altrettanti agli avversari, passa poi nel Siena dove, oltre ai calci, rimuove anche le prime tibie.

Durante gli anni della sua permanenza in Serie B, si delineano gli aspetti crudi di questo calciatore, ceduto al Palermo, dal Foggia, per meno di 50 Milioni di Lire, per liberarsene.

Carattere difficile da gestire, non solo in campo ed anche a Palermo, la permanenza durò poco. Durante una partita, contro i nemici catanesi, ruppe entrambe le gambe al giovane Salvatore Garozzo, figlio di un esponente della cosca catanese.

Fu confinato in una località segreta, per un anno, per poi iniziare la sua avventura in serie A nel 1966.

Un vagabondo del pallone, dal Nord al Sud, ha giocato in diverse squadre italiane, ma è al Milan che deve riconoscere la sua fortuna.

Ed è durante la partita, Milan-Bologna del 10 gennaio 1971, che entra in scivolata su Francesco Liguori, un intervento al limite della ferocia, che causerà all’attaccante del Bologna, lesione ai legamenti crociati, collaterale e menisco interni, capsula posteriore del ginocchio destro, la fine della carriera ed un posto d’onore nella collezione di Benetti.

‘Tutti volevano picchiarmi, ma le hanno sempre prese. Grazie alla fama di cattivo sono diventato più bravo di quello che ero: molti mi lasciavano il pallone per paura’ , ne era consapevole, eppure, per assurdo, non ha mai ricevuto un cartellino rosso, mai espulso, a suo dire, perchè era un uomo leale, a sentir dire i suoi avversari, perchè era tutelato.

In nazionale ha dato, sempre, il meglio di se, dall’incontro di boxe con Galleto alla mascella di Killer, ma è con l’arbitro Oscar Gonzalo Carrasco che tocca l’apice delle sue scorrettezze.

Mondiali in Germania, correva l’anno 1974, a Stoccarda, l’Italia incontra la Polonia, dalla quale viene battuta per 2 reti ad 1 ed eliminata dalla competizione.

Sull’ 1-1, il capitano della Polonia, Lato Grzegorz, entra in area, Benetti da dietro, lo trancia con un tackle in scivolata, fratturandogli il calcagno.

Una scheggia di osso, finisce nell’occhio del giudice di gara, che concede il rigore alla Polonia e con molta leggerezza, indica a Benetti di abbandonare il campo, con un gesto della mano, che accende l’ira funesta del calciatore azzurro, il quale si scaraventa sull’arbitro, spaccandogli il braccio in più punti.

In un primo referto, Carrasco, chiede la squalifica a vita per Benetti, per i suoi figli e per le successive quattro generazioni. Ma non aveva fatto i conti con l’Avvocato Agnelli, il quale, grazie ad una telefonata al generale Pinochet, fece stilare all’arbitro un nuovo referto, nel quale, il raccomandato Benetti, gli aveva, semplicemente, afferrato il braccio.

Gli anni passano, le scorrettezze restano. I calciatori che si trasformano in lottatori, kamikaze e picchiatori professionisti, cambiano ritmi ma non scompaiono.

E non è finita qui ….

… Stay Tuned, torno presto e più cattiva che mai.

Di Anna Ciccarelli