Fonseca: “Il Napoli non deve avere paura è una grande squadra”

 

Daniel Fonseca rimarrà sempre nella memoria dei tifosi azzurri. Fosse solo per quelle 5 reti che permisero al Napoli di superare il Valencia 5-1. Oggi l’uruguayo è un più che valido procuratore e in vista della storica partita che vedrà il Napoli giocarsi la storia in Spagna contro il Villarreal, ha rilasciato una lunga intervista a il Mattino. Ecco quanto riportato sul noto giornale.

Una cinquina come quella è il sogno di un attaccante.

«Alla vigilia, era impensabile un successo di quella dimensione: il gruppo di Ranieri era nuovo, venivamo dal dopo Maradona e giocavamo su un campo difficile».

Dopo il suo primo gol e quello di Leonardo, allora centrocampista del Valencia, venne espulso Roberto.

«Hiddink, l’allenatore degli spagnoli, commise un errore: tirò fuori un difensore e inserì un altro attaccante. Voleva giocarsela contro il Napoli. Eravamo in due, io e Careca, contro un difensore e non vi fu storia. Anni dopo ho incontrato il tecnico olandese a un cena. “Daniel, quanto ti ho odiato quella notte a Valencia”, mi ha detto e poi mi ha abbracciato».

I tifosi del Valencia insultarono e tirarono monete a Fonseca: perché?

«Due anni prima ero stato per una settimana ad allenarmi con quella squadra, ma non firmai il contratto. I dirigenti dissero che avevo deciso io di andare via, una bugia. I tifosi se la presero con me. Per evitare di deconcentrarmi non feci il riscaldamento prepartita con i compagni, rimasi nel tunnel degli spogliatoi e così mi caricai bene. Quando entrai in campo, era come se lo stadio fosse vuoto: non vedevo nessuno e non ascoltavo gli insulti».

Il Napoli punta a vincere in Spagna, dove troverà un ambiente caldo come la sua squadra nel ’92 a Valencia.

«Con tutto il rispetto per il Villarreal, quel Valencia aveva giocatori di altissimo livello. Il Napoli può vincere perché, quando è convinto dei suoi mezzi, è in grado di centrare risultati importanti. Mazzarri ha creato una squadra compatta e la fa giocare bene. E quell’attacco, poi, è formidabile».

Le sarebbe piaciuto giocare con Lavezzi, Hamsik, Cavani.

«Sì, certo. Comunque, mi sono divertito anche io: quell’anno i miei compagni nel Napoli si chiamavano Careca e Zola, non so se mi spiego».

Ci sono state frizioni tra lei e il Matador.

«Preferisco non parlarne. A me hanno insegnato ad avere gratitudine nei confronti di chi ti ha aiutato. Cavani sa bene cosa è successo: ognuno fa le sue scelte, il discorso finisce qui. Del giocatore non posso che dire bene: lui è tra i più forti attaccanti al mondo».

Lavezzi crea e Cavani segna.

«Il Pocho è un giocatore straordinario. Quando ha la palla al piede, è in grado di spaccare in due le difese, anche quelle più forti, con una facilità impressionante».

Quale sarà l’insidia per il Napoli?

«Non credo che debba pensare al risultato di Manchester City-Bayern Monaco: per il Napoli conta vincere e la squadra ha acquisito una maturità tale da poter centrare il risultato e una qualificazione agli ottavi di Champions League che sarebbe storica. Chi avrebbe immaginato di vedere così in alto una squadra che fino a pochi anni fa giocava in serie C?».

Mazzarri è l’artefice di questa impresa.

«La squadra diverte non soltanto i tifosi del Napoli: è ben preparata fisicamente, gioca all’attacco, giustamente l’allenatore sottolinea il fatto di aver dato una mentalità internazionale. Mazzarri è stato bravo a trasformare il sogno in realtà. Due anni fa si poteva pensare a exploit, invece i risultati hanno confermato la dimensione di questa squadra, diventata una vera potenza europea. Ecco perché non deve avere timori sul campo del Villarreal».

A chi augura di segnare domani sera cinque gol?

«A tutta la squadra, non vorrei scontentare qualcuno: d’altra parte, il potenziale offensivo del Napoli è elevato e in campo internazionale i suoi giocatori hanno fatto bella figura già sui campi di Manchester e Monaco di Baviera».

A proposito di grandi squadre, come si spiega l’esplosione dell’Uruguay, quarto al Mondiale e primo in Coppa America.

«I grandi giocatori ci sono stati sempre nella Celeste, bisognava farli affiatare: in una parola, costruire la squadra. Tabarez è stato molto bravo in questi anni. Ha dato fiducia a un portiere come Muslera: quando lo portai alla Lazio, i tifosi ironizzavano e adesso è uno dei migliori al mondo. Poi Caceres, Godin, Lugano, Forlan. Anche ai nostri tempi c’erano grandi attaccanti, però non eravamo coperti alle spalle e questo aspetto è determinante, come sanno anche i giocatori del Napoli».

C’è Suarez, il superbomber del Liverpool. È vero che anni fa lo propose a De Laurentiis?

«No, lui no».

Il manager Fonseca chi potrebbe portare in azzurro?

«Meglio non fare nomi, non sarebbe corretto. Di giocatori di valore ce ne sono: siamo o non siamo i migliori in Sudamerica?».

F.P.

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