De Laurentiis – Mazzarri, è una partita a scacchi

 

 

Nel mezzo c’è l’incolpevole Insigne, che suo malgrado rischia di diventare una pedina chiave nella complessa partita a scacchi tra DeLaurentiis e Mazzarri. I due, anche se con modalità differenti rispetto all’infuocata estate scorsa, quando arrivarono a un passo dal divorzio, hanno ricominciato le loro solite schermaglie di fine stagione. In gioco c’è il futuro della panchina azzurra, destinato a rimanere in bilico fino a quando i duellanti non arriveranno a un punto di intesa.

 

La rottura sembra un’ipotesi abbastanza remota, per il momento. Ma non esistono certezze assolute neanche sulla fumata bianca, per gli sbalzi di umore di entrambi i protagonisti. Il giorno decisivo dovrebbe essere martedì prossimo, secondo il calendario stabilito dal presidente prima di partire per Londra. “Ci vedremo al mio rientro: non esiste alcun tipo di problema..”. Due appuntamenti sono già saltati, però. Il primo l’aveva chiesto invano Mazzarri, subito dopo la partita vinta al San Paolo contro il Siena, nell’ultima giornata di campionato. Poi è stato il tecnico a dare buca al suo principale, l’altro ieri. “Dovevamo vederci, ma ho saputo che Walter se n’è tornato a casa, in Toscana”, ha detto con un pizzico d’imbarazzo De Laurentiis, sperando che restasse inosservata la presenza dell’allenatore a Castel Volturno: da dove non si era mai mosso. Chissà se sarà buono, il terzo rendez-vous.

 

De Laurentiis e Mazzarri devono parlarsi. Ma stanno gettando le basi per presentarsi all’incontro in una condizione di forza, sapendo di partire da posizioni divergenti. Di cui il caso Insigne è la cartina di tornasole. “Io lo riporterei subito a casa, però poi bisogna farlo giocare”, ha detto il presidente, scottato soprattutto dal mancato utilizzo di Vargas (e di quello limitato o inesistente di Fideleff, Britos, Rosati, Chavez,Grava, Fernandez e Donadel). Pagare tanti giocatori a vuoto non è piaciuto al padrone del Napoli, intenzionato adesso a costruire un organico più folto e omogeneo: 30 titolari, compresi i giovani, da ruotare a turno e a seconda delle esigenze. Senza preclusioni.

 

Mazzarri, si sa, ha invece il pallino dei titolarissimi e considera il turnover una fastidiosa forma di handicap. L’allenatore non ha mai fatto misteri sulle sue idee. “Quest’anno abbiamo allargato il gruppo dei giocatori su cui contare a 14-15 elementi, il prossimo passo sarà salire a 17-18”. Nessun organico extra large, insomma. Il tecnico si aspetta dal mercato al massimo 3 o 4 rinforzi, purchè siano di grande qualità. Già pronti per fare la differenza pure nel Napoli. Gente come Pandev, per intenderci. E non come Insigne, a cui andrebbe concesso tutto il tempo possibile per migliorarsi.

 

La differenza sta tutta nelle prospettive. Mazzarri pensa di più al futuro prossimo: ha solo un altro anno di contratto col Napoli, non intende prolungarlo e vorrebbe vincere subito, per chiudere in bellezza. DeLaurentiis tenterà invece di allungare fino al 2014 l’accordo col tecnico e spera di coinvolgerlo così in un progetto a media scadenza: di successi, se è possibile, ma anche di crescita. Il presidente guarda lontano. Per questo non gli fa paura l’idea di lanciare subito un talentino come Insigne, invece di mandarlo di nuovo in prestito (Chievo, Atalanta o Pescara). L’attaccante, che guadagna “soltanto” 150 mila euro (fino al 2016) avrà presto un nuovo contratto. Ma il suo ritorno in azzurro dipende dalla disponibilità dell’allenatore a dargli spazio. Zeman, sondato a Pescara, non ha dubbi. “Lorenzo è pronto per la serie A”. Il boemo ha conquistato De Laurentiis proprio per la comune passione per i giovani. Tra i due c’è feeling: niente di più. Almeno fino a martedì.

 

La Repubblica

 

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