Gioiellini anticrisi: c’è anche ‘il mago’ Insigne


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Ci hanno tolto un po’ di sangue blu. Niente di cui vergognarsi. Gli sceicchi sono sceicchi, non è possibile competere con il loro ‘monte stipendi’. Questa fuga di campioni, che segue la fuga di cervelli cominciata molti anni fa, va affrontata senza piangersi addosso ma cercando di guardare la parte mezza piena del bicchiere. Un esempio? Le società di vertice del calcio italiano stanno rimettendo a posto i loro conti. Se Platini riuscirà a varare il fair-play finanziario ci presenteremo al giudizio dell’Uefa con i numeri giusti. Scenario che potrebbe diventare ancora più positivo se, seguendo la strada indicata dalla Juve, anche gli altri top club di casa nostra porteranno in dote uno stadio di proprietà. Il calcio degli sceicchi è roba per pochi. Non può diventare un modello di riferimento. Questa fuga di stelle, comunque dolorosa, propone anche un interessante risvolto tecnico. La perdita di alcuni top player ci obbliga a essere più coraggiosi. Ora abbiamo la possibilità di far crescere più velocemente dei progetti da ‘Pallone d’oro’ che già ospitiamo nel nostro calcio e di investire senza più retropensieri su giovani di talento. Giocatori che stiamo coltivando da tempo. Un patrimonio che gli sceicchi non possono permettersi. Se saremo bravi nel giro di uno o due anni avremo altri fenomeni in Serie A. E, fair-play finanziario permettendo, potremo anche permetterceli. Ecco i nostri gioielli anti-crisi.

Destro e Insigne Poi, c’è la generazione dei ‘nuovi mostri’. Di bravura, naturalmente. Molti di loro sono attaccanti. Destro è cresciuto nell’Inter ed è riuscito a restare a galla nonostante avesse davanti un fenomeno come Balotelli. Segno di personalità. La classe, invece, è innata. Destro è considerato il numero 9 più futuribile del nostro calcio. Non a caso oggi è oggetto di un’asta milionaria tra Milan e Roma. Con Juve e Inter, per il momento, un passo indietro. Giovani e bravi sono anche Gabbiadini e Immobile. Il primo è corteggiato dalla Juve, il secondo è stato parcheggiato dal club bianconero al Genoa. Immobile è uno nato per fare gol e lo sta dimostrando. Se Immobile era il gigante di Zeman, Insigne era ‘il mago’. Piccolino, alla Giovinco, attaccante esterno o trequartista, palla attaccata al piede e testa alta, dribbling che uccide a tutte le velocità: se ha compagni con cui dialogare nello stretto (e a Napoli li ha), può sfondare anche in A. Vede ben il gioco, a volte eccede, ma sono vizi che a uno così si concedono volentieri. Dopo una stagione così, è normale che lo vogliono in tanti. L’ultima è stata l’Udinese, con cui gli azzurri avevano varie discussioni aperte. Ma per ora resta al Napoli, dove con la partenza di Lavezzi bisogna colmare un vuoto: c’è Pandev, certo, ma anche lui ed Edu Vargas hanno ottime carte da giocarsi.
Fonte: Gazzetta dello Sport

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