ESCLUSIVA – Filippini: “Hamsik come Cavani: farebbe bene ad andare via”

Antonio Filippini, foto SportReggio

Di Gianluca Vitale

 

Un passato da centrocampista navigato, con all’attivo oltre cinquecento presenze tra Serie A e Serie B, una trentina di gol e tante fasce da Capitano. Antonio Filippini è oggi allenatore della selezione Berretti della Feralpi Salò, società avversaria del Napoli nella prima amichevole di precampionato a Dimaro. La redazione di NapoliCalcioLive.com lo ha raggiunto in esclusiva in America, dove attualmente sta trascorrendo le vacanze.

 

Non capita tutti i giorni che alcuni dei tuoi ragazzi affrontino un club blasonato come il Napoli. Quali impressioni ti hanno riportato sul match disputato il 20 in Trentino?

“Ho sentito Bartoli, Giardini e Bolognino. Sono molto eccitati di far parte del ritiro della Prima Squadra e di aver potuto giocare contro una formazione forte come il Napoli. Sono partite importanti che a quell’età raramente ricapitano nella vita. Ne sono contentissimi, ancora ne parlano”.

 

Ragioniamo un po’ di mercato: Cavani al PSG. Sappiamo che per te avrebbe fatto bene a lasciare Napoli già in passato…

“Esatto. Parliamo di un bomber formidabile, di livello mondiale; in quanto tale, era giusto che approdasse ad un top club come Milan, Inter, Juventus o una straniera. Non vedo il Napoli una rosa di primordine a livello europeo, neanche con l’arrivo di Benitez”.

 

L’Inter, invece? Dove potrà arrivare con Mazzarri?

“Secondo me ad alti livelli. Chiamatemi pure antipatico, ma può fare meglio del Napoli e lottare per lo Scudetto. Di certo, è una società dal grande valore storico e che sarà ancora protagonista su più fronti”.

 

Ceduto Cavani, l’idolo della tifoseria azzurra è più che mai Hamsik. Gli affideresti la fascia di Capitano?

“Già da ragazzino Marek sembrava un giocatore navigato. Da tempo dico che per il suo bene dovrebbe cambiare aria ed ambire anche lui a club come Milan o Juventus. Solo lì può esplodere; dovrebbe pensare a questo e non ad essere un simbolo del Napoli”.

Un po’ come hai sempre ‘suggerito’ a Roberto Insigne di allontanarsi da suo fratello Lorenzo. Ormai il più piccolo  giocherà a Perugia.

“C’è poco da fare: in questi casi, si cresce solo separandosi. Io lo so bene perché è ciò che accadde tra me e Emanuele (il suo gemello, ndr):  le nostre esperienze migliori, infatti, non le abbiamo vissute insieme. Tra l’altro,  i due Insigne sono fortissimi, quindi non possono che migliorare a prescindere”.

 

Altro possibile partente, ma non è una novità, è Dossena . Tu lo conosci bene, così come Maggio (entrambi suoi ex compagni a Treviso, con il secondo che ancora non si è aggregato al gruppo di Dimaro, ndr). Come li vedi nel nuovo modulo di Benitez?

“Parliamo di due ottimi giocatori che hanno sempre dato tutto per la maglia. Andrea viene spesso criticato ma, credetemi, ha sempre fatto la sua parte. Oggi giorno, purtroppo, c’è chi tende a dimenticare certe cose e mostra ingratitudine. Quanto al modulo, credo che sia congeniale alle loro caratteristiche. Vi dirò di più: forse proprio Dossena è il più adatto al nuovo schema, senza dimenticare che lui già conosce molto bene Benitez, avendolo avuto al Liverpool”.

 

El Kaddouri si è rimesso in gioco a Torino. Il suo ti suona come un piccolo ‘fallimento’ o credi che con Ventura raggiungerà la definitiva maturazione?

“Quando si tratta di giovani, ci sta che si fatichi ad emergere, specie in una rosa così competitiva come quella del Napoli. D’altro canto, avere continuità è l’unico modo per crescere davvero e credo che al Torino ci Omar avrà molte più possibilità di imporsi”.

 

Chiudiamo con Pandev. Tuo ex compagno ai tempi della Lazio, al momento è l’unico terminale offensivo del Napoli insieme a Calaiò. Di recente ha riservato qualche ‘stoccata’ a Mazzarri; secondo te, Goran sarà un elemento importante della rosa di quest’anno?

“Per sue stesse caratteristiche, tende ad essere discontinuo dal punto di vista della forma. Ha bisogno di un po’ di tempo di rodaggio, ma quando ingrana, fa la differenza. Con Mazzarri partì molto bene, salvo poi calare durante l’arco della stagione. Spero che gli venga data fiducia perché, se impiegato nel modo giusto, potrà davvero rappresentare un’arma in più per il mister. La squadra deve infatti ambientarsi agli innesti di gente sì promettente, ma del tutto ignara del nostro campionato. Mi riferisco in particolar modo a Callejon e Mertens”.

 

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