EDITORIALE – A tre minuti ed un gol, ma è la strada giusta

Getty Images

di Gennaro Arpaia

Il San Paolo agghindato a festa, la città col fiato sospeso.
Poche le anime in giro dopo le 20.00 in tutta la città.

L’Arsenal scende in campo guardandosi in torno: ma questi qui quanti sono?
Si, perché a Napoli non interessa quanti gol servano per passare il turno, quanto dovrà finire Marsiglia-Borussia Dortmund: a Napoli interessa il Napoli, seguito nei momenti più bassi, figurarsi all’apice, in una di quelle partite che non rivivrai a breve.

Wenger è una vecchia volpe, e questo si sapeva.
Schiera la sua squadra in una maniera tattica che sfiora la perfezione: non rischiano e provano a pungere.
Ma non lo fanno, mai, anzi devono preoccuparsi di chiudere ogni spazio perché il Napoli di Benitez c’è, è vivo, ci crede, o vuole comunque regalare al suo pubblico una serata di festa.
Il primo tempo passa avanti così: gli azzurri, pardon, gialli per stasera, spingono ma con l’orecchio teso in Francia, dove nel giro di un quarto d’ora il Borussia è passato in vantaggio e s’è fatto pure rimontare sull’1-1.
Nessuna vera occasione davanti alla porta inglese, dall’altra parte invece, su quella che si rivelerà la unica offensiva ospite, è bravo Rafael a sventare un tiro potente di Giroud.

Si rientra dagli spogliatoi, e passa poco che in campo ti ritrovi Insigne al posto di Pandev.
I ritmi sono più alti, il Napoli ha capito che deve sfruttare solo le sue forze.
Una, due, tre occasioni davanti ad un attento Szczęsny; poi la palla ad Higuain, che fa quello che tutti gli attaccanti del mondo dovrebbero saper fare, proteggere palla, girarsi, segnare.
Il Napoli è agli ottavi in quel momento.
La partita continua, Arteta si fa espellere per doppia ammonizione, i padroni di casa cercano di tenere il pallino del gioco.
La doccia fredda, gelata oserei dire, arriva al minuto 87′ da Marsiglia: il Borussia è in vantaggio, servono tre gol per passare.
Non arriveranno, ma arriverà il secondo con Callejon, che, in un dare e avere di giustizie, riequilibra almeno il punteggio dell’andata.

Al San Paolo resta così l’urlo strozzato in gola.
Il Napoli è arrivato a tre minuti ed un gol dal passaggio del turno in un gruppo che ospitava i vice-campioni d’Europa, i capofila d’Inghilterra e una blasonata francese.
L’amarezza regna sovrana, ed è giusto sia così. Ma la strada intrapresa dalla società, dalla squadra, dall’allenatore non può essere che quella giusta. Una squadra che ha lottato, sudato, sognato coi presenti sugli spalti, con chi seguiva da tutto il mondo.
Gli azzurri sono, ad oggi, l’unica italiana capace di dimostrare qualcosa in Europa, e l’importante sarà dare continuità al progetto e alle presenze in Champions il prossimo anno.
Per il resto, la stagione non è ancora finita: ci sono ancora cinque mesi di campionato e una nuova avventura in Europa League che sicuramente – e menomale – Benitez e la società non snobberanno stavolta.
La finale si giocherà in Italia, a Torino.
Arrivarci farebbe dimenticare l’Arsenal, no?

 

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