CALCIOSCOMMESSE – L’avv Staiano: “Ecco cosa rischia il Napoli”

 

Le parole di Mario Staiano ai microfoni di Radio Crc: “Se nel 2006 mi dimisi, è perché qualcuno pensava che io fossi colluso, e qualcun altro che fossi un incapace. Per quanto riguarda il discorso scommesse, continuo a dire che parliamo di un fatto che abbiamo conosciuto a fondo nella famosa partita Atalanta-Pistoiese. Noi ritenevamo di aver raggiunto nuove prove per ottenere sanzioni nei confronti dei tesserati, ma poi tutto finì in una bolla di sapone. Detto questo, non mi meraviglia più nulla. Quello che continua a scandalizzami è la sottovalutazione del fenomeno da parte del mondo del calcio e da qualche media che sostiene gli interessi delle società. Ricorderete le frasi: “applicheremo una giustizia esemplare”. In questa dichiarazione non mi ci ritrovo perché la giustizia è tale, non esemplare, è solo giustizia. Se si tocca un calciatore della Nazionale o un allenatore importante c’è un movimento d’opinione incredibile e non conviene a nessuno insistere nel rompere eccessivamente le scatole ed è per questo che poi ci si abitua. L’omertà che esiste nel mondo del calcio è incredibile. I calciatori implicati nell’ambito calcioscommesse se la sono cavata sempre con al massimo tre mesi di squalifica ed è chiaro che i colleghi, notando ciò, perché non dovrebbero guadagnare tanti soldi passando semplicemente delle informazioni? Nella giustizia ordinaria la pena massima è di un anno, mentre in ambito sportivo non accade mai nulla. Lorenzo D’Anna e la partita Chievo-Napoli del 2011? Non so se il Napoli rischia e che cosa. Sono appena sceso da un treno per cui le notizie le ho apprese da telefonate ed sms. Per tutto ciò che concerne il recente filone di Calciopoli, le società se la sono cavata con una sanzione pecuniaria per cui escluderei penalizzazioni, ma non voglio sbilanciarmi. Il 17 dicembre, cioè oggi, dovrebbe essere presentata la riforma della giustizia sportiva e staremo a vedere se verrà presentata. Nonostante la confessione di Gianello in sede penale prima, e in sede sportiva poi, la confessione non è stata ritenuta sufficiente per dimostrare l’avvenuto contatto e quello che aveva detto ai calciatori per cercare di coinvolgerli, è stata una boutade”.

 

PLR

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