La testimonianza shock di un ultra’: “Ho visto De Santis sparare Ciro, ma non era solo. Questa tutta la verità”

 

“Noi non abbiamo iniziato a fare nulla”, lo scandisce chiaramente e lo ripete più volte un ultra’ presente nella notte di Coppa Italia che si trascina nella mente dietro una macchia indelebile, quella che lasciano le pallottole, ed a viso coperto confessa quello che ha visto sotto i suoi occhi ai microfoni di Sandro Ruotolo per Anno Uno: “Gastone De Santis non era solo. C’erano lui ed altri, poi abbiamo saputo che quella era tutta una trappola perché prima si diceva che quello era un vivaio ed invece è un centro di estrema destra: lì c’è un poligono di tiro, c’è una palestra, dove lui si allena, e stavano tutti là per aggredire i napoletani, per aggredire i pullman, non gli ultra’ ed di pullman ce n’erano molti. Ad un certo punto abbiamo sentito un boato e persone che urlavano, c’era l’autista del pullman che scese per vedere perché nemmeno lui capiva cose fosse successo e vedemmo che venne aggredito. Erano più di uno, indossavano caschi, passamontagna… c’era questo ragazzo, Ciro, che iniziò a correre ed il signor Gastone De Santis che impugna l’arma e comincia a sparare all’impazzata, ma non era da solo: era più di una pistola a sparare. Ha fatto passare prima tutto il corteo di ultra’, noi stavamo dietro perché avevamo avuto un problema con l’auto. Quando entriamo nel vialetto e lui comincia a sparare e colpisce Ciro, i suoi amici cominciano ad uscire e scappano dappertutto. Erano più di sette/otto! Io ho visto la pistola, metterei la mano sul fuoco che è stato De Santis, perché abbiamo visto che Ciro si è accasciato al suolo e diceva: “Sto male!Mi hanno sparato, sto morendo!”, il signor Gastone inciampa da solo e cade: alza poi di nuovo l’arma e ci intima di stare fermi: “Ferma che vi sparo, vi ammazzo tutti!”, puntò l’arma al viso a molti di noi, quando preme il grilletto, l’arma si inceppa per nostra fortuna, perché ci doveva ammazzare…C’era il signor De Santis in prima linea e poi c’erano altri due, ed il complice scappava, anche lui alzò l’arma ad altezza uomo. All’inizio non pensavamo che fosse una pistola vera, perché nel mondo ultras non è mai esistita una pistola, mai, mai esistita. Noi lo alziamo, lo portiamo fuori, lo cominciamo a spogliare: non aveva niente, perché in petto non aveva niente, credevamo che Ciro avesse solo preso una forte paura, invece poi lo aveva preso sotto l’avambraccio, sotto l’ascella, il proiettile. Le volanti in borghese passavano, ma non si fermavano”.

S.U.

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