PRESS-À-PORTER – In Godfather we trust

Press a porter

 

Quando qualcuno ti cava il piede dalla fossa, lì per lì ti sta salvando la vita, ma in realtà ne sta chiedendo un pezzetto manco tanto misero in contraccambio. Il “senso di riconoscenza a prescindere” è un meccanismo pericolosissimo e vecchio quanto il cucco; ti fa perdere il senso delle cose, le distorce, le rigira a favore del redentore di turno.

È il 6 settembre del lontano 2004 e Aurelio De Laurentiis, un assoluto neofita del pallone, si fa presidente del “Napoli Soccer”, denominazione nuova di zecca per la gloriosa “SSC Napoli” decaduta e retrocessa.
Da quel momento è tutta un’escalation di successi, di piccole grandi conquiste inanellate in serie: B, A, Hamšík e Lavezzi, la Champions, la Coppa Italia alzata al cielo sotto lo stizzito naso di una risorta vecchia signora a strisce. L’atteggiamento di Aurelio è guascone, sicuro, come se nulla e nessuno potessero scalfire il suo sogno ambizioso di riportare la squadra che fu di Maradona nel gotha del football.
È lui il deus ex machina azzurro, il padre-padrone-padrino di una squadra che modella a sua immagine sputata e somiglianza.
Decide quanto spendere, a che condizioni assicurarsi le prestazioni dei calciatori (il suo motto è “tu ci cedi tutti i diritti e noi faremo di te un divo da hit parade”, ndr), chi va bene, chi invece farebbe meglio a farsi in fretta le valigie.
Ecco, da quel lontano 2004 di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, eppure la tiritera non è cambiata per niente. “To the fans I say have trust”, si legge oggi su Sporting Life.
“Alla fine il Napoli ha disputato l’Europa per cinque stagioni di fila – prosegue il Dela – ; l’unica squadra italiana a farlo”. Già, “have trust”, “abbiate fede”. Non si può, non si deve criticare. Il Grande Fratello che tutto sa, tutto vede e ad altrettanto provvede, è per sua stessa natura infallibile.
Fede, bisogna avere fede. Ma per fortuna, caro Presidente, la fede non è una categoria politica, né tantomeno, se God(father) vuole, una categoria sportiva.

di Domenico Ascione (Twitter: @vesuvilandia)

 

 

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