RIMESSA D’AFFONDO – Walter Zecca

Rimessa d'affondo ok

 

Tanto che ha fatto, alla fine è riuscito pure lui a farsi dare il benservito. Walter Mazzarri, Walter “il Mago”, l’unico allenatore italiano a non conoscere esonero in quattordici anni di onoratissima carriera pallonara. Il miracolo Reggina (salvezza con quindici punti di penalità sul groppone), il miracolo Sampdoria (qualificazione in UEFA), il miracolo di San Gennaro di riportare il Napoli nell’Europa che conta; insomma un taumaturgo della panchina, con un palmarès da fare invidia a tutti i Mourinho e gli Ancelotti di questo mondo: Coppa Italia nel 2012, Coppa Italia nel 2012, Coppa Italia nel 2012, e infine Coppa Italia nel 2012. Professionista serio come pochi, esigente, lavoratore instancabile. Sempre sul pezzo, sempre con quell’aplomb da gentiluomo decaduto, sempre con quell’orologio nuovo di zecca appizzato. “Quanto mancaaaa?” Già, quanto manca al cambio programmatico? Sessantesimo, settantacinquestimo, ottantesimo. Un rituale che si consumava puntualmente quasi fosse un copione scritto male. Non ti mollava, Walter (d’altronde con tre milioni e mezzo a stagione, che vuoi mollare? Ndr); come una mosca tse-tse ti s’incollava alla carotide per cavarti il sangue dalle vene. Ti spremeva fino all’osso come si spreme fino agli ossi un giallissimo limone. Poi, quando finiva il succo, ti gettava via dicendo che ormai era finita. Nuovi stimoli, nuove avventure, il salto di qualità. E il mini-ciclo ricominciava: prendo, succhio, sputo. Prendo, succhio sputo. Eppure il tempo di tohire… ehm, di morire è giunto pure per questa zanzara scaltra ma sfortunata. Si narra che all’indomani dell’esonero, le ultime parole di Walter Zecca siano state: «Ero lì in corsa, il mio sogno era vicino… peccato, forse in un’altra vita.» Ah no, quello era Walter Zenga…

 

 

di Domenico Ascione (Twitter: @vesuvilandia)

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