Kevin Muscat, il Capitano dell’odio

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“Kevin Muscat? Non c’è giocatore più odiato…” Martin Grainger, ex Birmingham City

Anche l’Australia, ha regalato al calcio, un giocatore violento.

Kevin Muscat, difensore e capitano del Melbourne Victory, ha lasciato dietro di se, una lunga scia di brutti ricordi.

Dagli avversari ai compagni di squadra, dai tifosi agli addetti ai lavori senza distinzioni.

Tutti stanchi dei suoi continui colpi di testa, tutti ormai al limite della sopportazione per i suoi atteggiamenti crudi e per i suoi comportamenti da lottatore greco romano

Le sue entrate assassine occupano il primo posto nella classifica stilata dal “The Sun”.

192 cartellini gialli, 12 rossi in 19 anni di carriera e falli tanto gravi da costringere i calciatori, vittime, ad abbandonare il calcio giocato.

Dall’Australia, dove ha trascorso la maggior parte della sua carriera è riuscito a far parlare di se in tutto il mondo.

Bastarono pochi istanti, nel febbraio del 1998, per portare il suo nome sulla vetta dei calciatori macellai, nella patria del calcio.

Il malcapitato di turno, non ha mai dimenticato il suo aguzzino.

Matty Holmes, giocatore inglese, spedito in pensione all’età di 30 anni.

Durante una partita di Premier League del Blackburn, dove militava Holmes, contro il West Ham di Muscat.

Tackle da ergastolo, che spezza in più punti la coscia sinistra di Holmes.

Rosso diretto per Muscat, testa bassa che si innalza davanti alla propria panchina, che gli urla contro di essere un folle.

Holmes fu sottoposto ad 8 interventi, rischiando l’amputazione dell’arto. Riabilitazione e forza di sacrificio non servirono per rimetterlo in campo.

Scarpini al chiodo ed un risarcimento di 250,000 sterline.

Non erano servite le tirate d’orecchio della squadra precedente, neppure l’astio dei suoi tifosi, per riuscire a calmare il suo impeto e la sua ira.

Capitano dei Melbourne Victory, non era esempio di sportività nè di correttezza.

“E’ ingestibile, un muro contro il quale schiantarsi vuol dire, perdere” sentenzia Grainer, suo compagno di squadra, dopo il fallo nei confronti di Adrian Zahra.

Match di A-League, contro il Melbourne Hearts.

Entrata glaciale e devastante, il suo pubblico si infuria e gli urla contro.

Stesso trattamento dai compagni in campo e da quelli in panchina.

Espulsione e Zahra fuori dal campo in barella.

E mentre tutti si aspettavano un cenno di scuse o di ammissione di colpa, Muscat inveisce contro l’arbitro e fomenta una rissa con i compagni di squadra.

Spogliatoio e doccia gelata saranno servite, viste che sono arrivate, pubblicamente, anche le scuse, ai suoi tifosi e al povero Zahra, che ha rimesso piede in campo dopo 8 mesi.

Anche in Nazionale ha regalato perle di boxe e wrestling.

In un’amichevole contro la Francia, Dugarry ha rischiato una fine simile ai suoi precedessori.

Entrata da dietro, che nulla aveva di calcio e di sport non violento.

Intervento, definito dai tabloids, un atto di brutalità insensata.

Ed in ogni conferenza, intervista o semplice richiesta del perchè di tanta cattiveria e scorrettezza.

Il suo sguardo perso nel vuoto e le sue battute, corte e gelide, non ammettevano repliche.

Ci si ricorderà di lui, non certo un campione, ma di sicuro un lottatore nato.

…. Stay Tuned!!! Son tornati i cattivi, quelli veri.

Di Anna Ciccarelli

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