#AMENTEFREDDA – Un’ora e niente più. Higuain illumina, ma il Napoli quanto tempo ha?

NAPLES, ITALY - AUGUST 30:  Gonzalo Higuain of Napoli scores his team's second goal during the Serie A match between SSC Napoli and UC Sampdoria at Stadio San Paolo on August 30, 2015 in Naples, Italy.  (Photo by Maurizio Lagana/Getty Images)

 

a cura di Gennaro Arpaia (Twitter: @gennarojenius9)

Se nel giorno dei calendari ci avessero detto che il Napoli sarebbe stato sopra la Juve dopo due giornate di campionato, probabilmente tutti avremmo abbozzato un sorriso. Ma dopo i primi centottanta minuti di questa nuova stagione, il sorriso è forse l’unica cosa difficile da intravedere sulla bocca e dei tifosi e dei calciatori azzurri.
Tutto, ma proprio tutto, sembra essere cominciato col piede sbagliato: altro passo falso per il Napoli in una gara che per un’ora non ha avuto avversari, salvo poi mietere se stesso sull’altare sbagliato, quello dei sacrifici ad un Dio pallone che viene sempre a chiederti il conto.

DALLE STELLE ALLE STALLE – È stato un Napoli brillante per 55 minuti, gli stessi che erano bastati alla truppa di Sarri per portarsi in doppio vantaggio, regalare al pubblico napoletano una bella serata di calcio e soprattutto restituire tra le braccia della marea azzurra il Pipita Higuain: due gol, di tecnica e di potenza, due perle incastonate in una torrida serata di fine agosto in cui le energie ancora mancano.
I sorrisi e il San Paolo festante del primo tempo, però, restano nello spogliatoio; qualcosa si inceppa all’intervallo, la condizione fisica crolla vertiginosamente e il Napoli spreca tutto quanto costruito in appena due minuti: prima ‘regala’ un rigore, poi Eder si mette in proprio e rimette tutto in parità.
I tifosi non hanno neanche il tempo di capire quanto sta accadendo che Muriel prova a fare lo scherzetto definitivo; Reina evita che le sorti azzurre siano ancora più funeste alla prima stagionale davanti al proprio pubblico.
Le forze mancano a questo Napoli, e le scelte di Sarri dopo il pari non sembrano dettate alla ricerca disperata della vittoria: l’anno scorso avremmo assistito alla girandola dei cambi offensivi, con l’ingresso di nuovi attaccanti e la perdita dell’equilibrio, quest’anno, invece, il tecnico ha fatto in modo che la squadra restasse in ordine con tre sostituzioni che regalano solo fiato ai suoi, ma non consentono il forcing finale.

SPAZIO E TEMPO – Oltre che accanito fumatore, il neo-allenatore azzurro dev’essere un accanito filosofo; i concetti di spazio e tempo vitali per Kant, saranno decisivi anche per la sua esperienza azzurra. Ha fatto conoscenza del San Paolo, ma il tifo che per un’ora era sembrato accanto alla squadra l’ha abbandonato nel momento più difficile. Non la migliore situazione, dopo le tante chiacchiere nel pre-gara rispetto ad uno stadio che non accoglieva il Napoli col tutto esaurito. Il progetto che pareva poter prendere forma crolla come un castello di carte senza le giuste fondamenta: la difesa azzurra lascia alla Samp tutto lo spazio possibile e regala un insperato pareggio agli avversari proprio nel momento topico della gara.
Il tempo, però, è quello che a Sarri e a questo Napoli manca: un solo punto in due gare – neanche così proibitive – è un bottino negativo che a Napoli mancava dai tempi di Zeman sulla panchina azzurra.
Erano altri tempi, ma soprattutto un altro Napoli, quello in cui Aurelio De Laurentiis ancora non aveva voce in capitolo; nell’era ADL, infatti, questa è la peggiore partenza, non proprio un dato da festeggiare viste le già tante critiche piovute sugli azzurri tra la fine della scorsa stagione e l’inizio di questa.
Le speranze passano da un’ora di gioco che ha però esaltato tutte le qualità del gruppo: la qualità di Lorenzo Insigne, l’infinita classe di Higuain, il tempo di gioco del nuovo centrocampo azzurro che ieri ha conosciuto anche il debutto di Allan. E una difesa rimasta sufficiente per tutta la prima frazione.
Il lavoro non mancherà in queste due settimane di riposo per la nazionale; Sarri benedice la sosta e chiama a rapporto i suoi. Tertium non datur, avrebbero detto i latini.

 

 

 

 

 

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