Campione che vai, campione che vieni: occhio al dio denaro

Ibrahimovic ©Getty Images

Ogni anno è la stessa storia: a fine maggio il campionato finisce, i grandi campioni svestono per un po’ le loro maglie di club e molti di loro si ritrovano pochi mesi più tardi con indosso una casacca di un altro colore. In gioco non c’è più il senso di appartenenza ad una città, l’attaccamento alla maglia: è oramai roba d’altri tempi. I vari Bergomi, Maldini, Del Piero, Totti nel calcio moderno non esistono più, bisogna rassegnarsi. Oramai ogni estate la storia si ripete: scende in campo il dio denaro e sposta come pedine di una scacchiera i campioni da un club ad un altro.

Anche quest’anno il momento di gloria del Dio denaro è arrivato, per chi non lo sapesse, il calciomercato inizia ufficialmente tra poche ore (il primo luglio) ,eppure alcune ‘pedine’ si son spostate già. Ne sanno qualcosa i tifosi della Roma che hanno visto passare alla Juventus quello che forse è uno dei primi tre centrocampisti della serie A, ovvero Pjanic. Che dire poi dei supporters parigini che hanno visto un certo Zlatan Ibrahimovic lasciare Parigi per  andare a Manchester, sponda United

E il Napoli? Il Napoli è una delle vittime preferite di questo famoso Dio denaro, ogni anno, preciso, puntuale, bussa alla porta del club di De Laurentiis a ‘sfruculiare la mazzarella di San Gennaro’ , come si usa dire.  Ed anche quest’anno, eccolo con indosso le vesti del fratello di Higuain, il quale pare destinato ora ad andar via. Ma non importa, lo si è detto all’inizio: il calcio di una volta, quello fatto di bandiere, non esiste più e dobbiamo farcene una ragione. Intanto il Napoli non demorde e gli innumerevoli  ‘no’ arrivati dagli agenti di Klaassen prima, Lapadula durante e Meunier poi non cambieranno le ambizioni di un club che appena dodici anni fa non aveva neanche i palloni per fare allenamento (ricordiamocelo!). Dunque non ci resta che aver fiducia, perché per un campione che va, un altro arriverà: è il calcio moderno niente di più e niente di meno.

di Roberto Rossi

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