L’io, il noi, i professori: cosa non funziona al Napoli

Cosa non funziona al Napoli dopo la terza sconfitta casalinga di fila. Gattuso striglia la squadra e lancia l’allarme.

Doveva essere la partita dell’aggancio, la notte in cui tornare a sedersi di diritto al tavolo dello scudetto. Il Napoli esce invece dalla gara contro il Milan con le ossa rotte e deve leccarsi in fretta le ferite in vista di un tour de force che vedrà gli azzurri giocare 9 partite in meno di un mese. Ma cosa non ha funzionato domenica sera?

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Cosa non funziona al Napoli: l’allarme di Gattuso

A spiegarlo, intervistato da ‘Sky Sport’ al termine della partita, è stato lo stesso Gattuso che ha lanciato un chiaro avvertimento alla squadra: “Non è un caso che stecchiamo le partite importanti. Dobbiamo giocare più seriamente. Non bisogna pensare che perdiamo per sfortuna. Ci manca qualcosa. Dobbiamo arrivare alle partite con occhi diversi. Vedo atteggiamenti che non mi piacciono e che mi fanno stare male. Non dobbiamo pensare all’io, ma al noi. Gli atteggiamenti li vedete, a volte facciamo i professori che la palla non arriva bene oppure restiamo lì con l’arbitro”. Non è peraltro la prima volta che Gattuso lamenta carenze sul piano caratteriale, cosa che era ad esempio già emersa dopo l’eliminazione dalla Champions League contro il peggior Barcellona degli ultimi anni e che ha portato il Napoli a perdere tre partite consecutive al ‘San Paolo’ tra Europa League e campionato, cosa che non succedeva addirittura dal 2012 con Mazzarri in panchina. Un’era geologica fa, insomma.

Piotr Zielinski
Piotr Zielinski (Getty Images)

Roma, Inter, Lazio: un mese per tornare a sognare

Nonostante l’amarezza per la pesante sconfitta contro il Milan guardando la classifica nulla comunque è ancora perduto. Anzi molto sulla stagione del Napoli verrà probabilmente deciso da qui a Natale quando gli azzurri affronteranno tra le altre Roma (domenica sera al ‘San Paolo’) e poi Inter e Lazio nel giro di quattro giorni. Tre scontri diretti in cui la squadra dovrà dimostrare al suo allenatore di saper vincere anche ‘le partite importanti’. Una condizione necessaria ma non sufficiente per tornare a sedersi al tavolo delle grandi e soprattutto non perdere il treno che porta alla prossima Champions, obiettivo minimo stagionale assolutamente da non fallire.