PRO E CONTRO – “Basta Pocho?”

La “crisi” del Napoli riapre la cassapanca dei ricordi: ma chissà se si stava meglio quando si stava peggio…

 

 

 

 

di AntonioPapa (twitter: @antoniopapapapa)

 

In fondo era inevitabile. Nel cuore dei tifosi del Napoli, Ezequiel Lavezzi ha lasciato un vuoto talmente difficile da colmare che neanche il più forte talentino fatto in casa ha potuto scacciare via il suo ingombrante fantasma. Il Pocho sì che avrebbe cambiato le cose, il Pocho contro la Juve avrebbe vinto da solo. Magari sarà così, ma purtroppo non esiste il beneficio della controprova. Mettiamoci l’anima in pace: Lavezzi non c’è, è andato via, Lavezzi non è più cosa nostra. Elaborare il lutto e guardare avanti, è quella l’unica soluzione. Tra l’altro, ad un’analisi ben più ragionata, ce ne sarebbe da discutere sui se e sui ma. Che, come recita l’adagio, non hanno mai cambiato la storia. Il massimo che possiamo fare è pensarci un po’ meglio, per capire quanto sia vero che il Napoli orfano dell’argentino è così malaccio. Pro vs contro, una di quelle liste che quando le inizi non le finisci più. Ma in questa sede ci avvaliamo del dono della sintesi e restiamo quindi alla superficie. Tre per uno, così non scontentiamo nessuno. Poi a voi la scelta.

 

CONTRO (Perché Lavezzi non doveva lasciare Napoli)

 

MANCANZA DI SOSTITUTI – Certo, sarebbe stato più semplice metabolizzare l’addio di Ezequiel se fosse stato preso un sostituto all’altezza. Ma Insigne è ancora un po’ acerbo, e Pandev… vabbè. Si pensava di fare le nozze con i fichi secchi, ma col materiale a disposizione non si può fare neppure la cresima. Che poi, con un Pocho a cui rubare i segreti, magari Lorenzino cresceva prima e meglio. Vallo a sapere.

 

QUESTIONE DI FEELING – Quello che Pandev proprio non riesce ad avere con la tifoseria azzurra. Sarà che non è proprio bello come il sole, sarà anche che ha quel passo cadenzato che non infiamma il pubblico, o più probabilmente saranno quei due gol segnati in una stagione. Ma una cosa è certa: il terzo tenore non sarà mai lui. Aspettando che la vocina da Zecchino d’Oro di Insigne diventi almeno un baritono.

 

LE PARTITE BLOCCATE – Se c’è una caratteristica che non si può non riconoscergli è quella di spaccare le difese come pochi altri. Quando c’era lui si sbloccavano le situazioni di stallo, bastava un’accelerata tipica e gli avversari andavano in tilt. Con le piccole, ma anche con le big: forse davvero contro la Juve poteva tornare parecchio utile.

 

PRO (Perché Lavezzi doveva lasciare Napoli)

 

SQUADRA – Ok, non è proprio il momento migliore per mettersi a dire eresie, ma senza il Pocho si gioca più compatti. Pochi individualismi, la palla sempre dove dovrebbe essere, ovvero sui piedi di Cavani o di Hamsik. Per mezzo campionato è andata bene, anzi benissimo. Entrambi non hanno mai giocato meglio dei primi sei mesi d.L., dopo Lavezzi. E su questa cosa dobbiamo spezzare una lancia quanto mai impopolare: merito anche di Pandev, che sa proteggere palla e portarsi via l’uomo come pochi altri sanno fare.

 

RISULTATI – Checché se ne dica, il Napoli non è mai andato meglio di così. Mai così vicini al primo posto, mai così vicini neppure al secondo. Può lasciare perplessi, ma è una verità insindacabile. Il merito è dei Behrami e dei Gamberini, ma non solo il loro. Perché il resto della squadra è praticamente rimasto lo stesso, e allora se gli azzurri girano a ritmi mai visti con il Pocho un altro motivo ci dovrà pur essere. Solo fortuna? Difficile da credere con 53 punti in classifica e (ancora) cinque sulla terza.

 

SOLDINI – Trenta milioni di euro, è bene ricordarlo. Trenta milioni per un calciatore di 27 anni che ha davanti altre 2-3 stagioni, se gli va bene. Non per fare sempre i venali, ma dal punto di vista economico il Napoli ci ha fatto un affare. Soldi per ammortizzare le perdite della mancata qualificazione in Champions, soldi che saranno reinvestiti nel 2013. Quando la Champions tornerà al San Paolo. Anche senza l’aiuto del Pocho.

 

 

 

 

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