@NCLIVE – La lettera di un tifoso non-ultras: “A Roma senza scorta, vi racconto perché tanti petardi e fumogeni”

 

Probabilmente chi era lì ci ha capito anche meno di chi era a casa o in qualche altro settore dello stadio. La partita vissuta in curva, con tutte le voci contrastanti che giravano sugli eventi, non deve essere stato semplice. Alla redazione di Napolicalciolive.com è arrivata la lettera di un tifoso che ha voluto raccontarci la sua esperienza, pur preferendo restare anonimo. Un racconto lunghissimo ma pieno di passione. Ci siamo limitati a limarlo e a correggere qualche imprecisione lessicale, poi abbiamo preferito lasciare il resto così com’è. Di seguito la lettera del tifoso, che preferisce restare anonimo.

 

E’ la mia prima trasferta, una finale di coppa. Sono ansioso di arrivare allo stadio Olimpico di Roma, uno dei più belli d’Italia. Dall’ultima partita in casa si è sparsa la voce in Curva che ci potranno essere degli scontri con i romanisti, ma è solo una voce di corridoio. Così comincia l’organizzazione con amici sul come e quando raggiungere Roma. Leggiamo il comunicato ufficiale del Napoli che ci consiglia di arrivare all’uscita di Saxa Rubra tra le 4 e le 5 del pomeriggio. Noi partiamo verso le 13.30, sostando un paio di volte, e arriviamo all’uscita di Saxa Rubra alle 17 circa.

Arrivati lì, c’è una volante della polizia che ci invita ad uscire alla prossima perché il parcheggio di Saxa Rubra è già pieno. Aggiungono che ci saranno delle volanti pronte a scortarci fino al parcheggio di Tor di Quinto. Ci dirigiamo verso la successiva uscita, ma c’è una sola volante ed altri tifosi intorno che chiedono informazioni. I poliziotti non ne sanno nulla, quindi dobbiamo fare appello ad internet e al navigatore satellitare. Proseguendo nel nostro tragitto, capiamo dalla folla che un grosso spiazzale sarebbe stato il nostro parcheggio. Anche qui di poliziotti nemmeno l’ombra. Intravedo due ragazzi della protezione civile con un vigile non armato che sono lì in qualità di parcheggiatori, e quando chiedo loro come possiamo raggiungere lo stadio mi rispondono di seguire la massa che è a poco più di un km di strada. Mi viene spontaneo chiedere se c’è la scorta della polizia, loro sorridendo rispondono: “Ma quale scorta, non c’è bisogno!”. Così, insieme a un migliaio di tifosi ci avviamo a piedi senza scorta. Dal parcheggio di Tor di Quinto fino alla piazza vicino allo stadio, distante circa 700/800 metri, siamo senza la scorta. I poliziotti nella piazza guardano solo lo sciame di persone che va allo stadio: qualcuno indica la strada, altri fanno contravvenzioni alle auto che transitano in piazza, dato che era vietato.
Arrivati allo stadio, cominciamo ad entrare e ci accorgiamo che qualcuno riesce ad entrare senza biglietto. Comunque siamo dentro, finalmente vedo l’Olimpico! Comincio a fare foto, mentre iniziano a gironzolare le prime voci su quanto accaduto fuori. Prima si dice che ultras fiorentini e napoletani si sono scontrati, poi che i napoletani si sono scontrati con i romanisti. Qualcuno addirittura annuncia la morte di un poliziotto. Poi arrivano i primi ultras che ci portano le prime notizie: un romano ha sparato ad un napoletano, il quale è morto. Infine, arriva Genny allo stadio. Anche se lui non conosce tutti, tutti conoscono lui. Parla con gli altri ultras e da lì comincia il telefono Senza fili. Non si capisce più niente in Curva, arrivano mille notizie diverse. Tre ragazzi prendono i megafoni e spiegano l’accaduto: fuori lo stadio c’è stata una sparatoria, un ultras è morto. Per il momento niente cori. Sono le 8 circa, gli ultras lanciano dei fumogeni verso gli steward solo per richiamare l’attenzione, poi Genny parla con uno di loro e gli ordina di far venire qualcuno della polizia. Nel frattempo avanzano proposte di giocare con il lutto al braccio e di evitare inno e premiazione, ma se il tifoso è morto, l’unica soluzione è non giocare. A mio parere era anche logica come cosa. Poi finalmente arriva Hamsik scortato dalla polizia. Tuttavia, l’arrivo dei giornalisti, venuti lì come sciacalli solo per inquadrare la faccia di Genny ‘a carogna, infastidisce gli ultras, i quali lanciano petardi e fumogeni per allontanarli. Ma è lo stesso Genny a calmarli. Nel frattempo un fumogeno colpisce di striscio il vigile del fuoco che sviene.

Dopo aver appreso che il tifoso non è morto, arriva la notizia ufficiale che finalmente si gioca. Sugli spalti si tifa in silenzio. Subito dopo la chiacchierata, Genny rimane qualche istante con la polizia, mentre gli ultras armati di megafono ci spiegano l’accaduto e che non avrebbero intonato cori, né sventolato bandiere. Tutti zitti fino a qualche gol del Napoli solo per esultare. Quando entrano i calciatori in campo, anche la Curva viola tifa molto di meno rispetto a prima. Il lato della tribuna del Napoli, forse inconsapevole di quanto fosse accaduto, comincia a intonare i cori. Gli ultras ci ordinano di fischiarli: se stiamo a lutto noi napoletani, dobbiamo essere uniti.

Prima che finisca la partita, qualcuno dai distinti già tenta l’invasione di campo. Poi fischia l’arbitro, abbiamo vinto la coppa! I ragazzi dei distinti che aspettavano a bordo campo, cominciano l’invasione. Genny e i suoi compagni si accodano, sembra che il lutto sia dimenticato. Ho appreso poi che erano stati in ospedale per sincerarsi delle condizioni di Ciro. Nel frattempo, dalla Curva viola si innalza il coro “Vesuvio lavali col fuoco”, qualche tifoso del Napoli reagisce mimando un gesto tipico da film porno. Noi sugli spalti cantiamo O’ surdato ‘nammurato. Quello vero però, non la pacchianata di De Laurentiis. Assistiamo alla premiazione dal maxischermo dello stadio, mentre i tifosi viola si accingono all’uscita. I tifosi del Napoli che hanno invaso il campo tornano sugli spalti. Dopo la premiazione, usciamo dallo stadio. I poliziotti questa volta ci sono, anche se si contavano sulle dita di una mano.

Questa è la mia visione della vicenda. Se qualcosa non mi è piaciuto è stato l’atteggiamento un po’ prepotente degli ultras, che seppur in modi poco eleganti, portavano avanti una teoria, quella che lo spettacolo è del pubblico, il calcio è una passione, come l’arte, come la musica.E non si puó morire per una passione: se prima di un concerto muore un fan, il cantante non può più cantare, anche se per quel concerto si sono mossi molti sponsor e personaggi pubblici. E’ questione di rispetto nei confronti di chi rende il calcio lo sport più bello del mondo. Io rosico se per acquistare un abbonamento allo stadio sudo 7 camicie e poi vedo gli ultras entrare senza biglietto, con il lasciapassare delle forze dell’ordine. Io nn posso entrare bottigline d’acqua perché potrei lanciarle in campo (e poi sugli spalti vendono comunque le bottigline…) e loro entrano addirittura con fumogeni e petardi. Ma allo stesso tempo sono consapevole che sono proprio loro che con il loro sostegno incondizionato al Napoli mi hanno fatto appassionare al calcio al punto da seguire la squadra in trasferta in una finale di coppa. Soprattutto se si pensa che per questa gente il Napoli non è una semplice squadra di calcio,ma è la rappresentanza sportiva di un’intera città che viene continuamente offesa nonostante la sua storia che ha dato tanto all’Italia.

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