SHOWTIME – Un Napoli a cinque punti dalla grandezza

leelo

Tutti o quasi concordano sul fatto che gli egizi la sapessero lunga su molte cose, e con Il Quinto Elemento Luc Besson prova a corroborare questa tesi. Gary Oldman, Bruce Willis, Milla Jovovich e Chris Tucker si ritrovano nel 2259 a giocare un ruolo fondamentale nella salvezza della Terra, che si ritrova al centro di una congiunzione astrale molto rara che è in grado di aprire un portale e far giungere nella nostra realtà una forza malefica.

Ad aver orchestrato un piano per salvare la Terra, e potenzialmente l’universo, sono stati i Mondoshawan, esseri superiori quasi del tutto annientati, che hanno spedito sul pianeta blu Leeloo, un essere che porta in sé il quinto elemento, e che si ritroverà a capo di una corsa contro il tempo, al fianco di un innamorato Korben Dallas. Tra musiche soavi intonate da fascinosi alieni, una divinità della radio a dir poco particolare e un bad guy tanto spietato quanto vittima degli eventi, si ripercorre il percorso che gli egizi avevano da secoli e secoli previsto, respingendo la forza maligna col potere dei quattro elementi naturali e del quinto custodito da Leelo e scatenato da Korben, l’amore.

La trama semplice di Besson, nata da un suo racconto adolescenziale, si incastra in una perla pulp degli anni ’90. Alla base di tutto ci sono cinque semplici elementi, così come per il Napoli, che è distante cinque punti dalla grandezza in Italia ed Europa. Con il 2015 appena iniziato, il Napoli, arricchito di una nuova coppa, pare indirizzato sulla buona strada per affermarsi finalmente come una big a tutti gli effetti.

Una delle prime cose sottolineate da Benitez, in termini di necessità societarie, è stata l’urgenza di realizzare, implementare e rinnovare strutture azzurre, sia per la Primavera che per la prima squadra. Qualcosa è stato fatto grazie all’insistenza di questo tecnico ormai fin troppo abituato a ricoprire il ruolo di manager, ma la strada è ancora lunga e, partendo dal basso di una sala attrezzi a Castelvolturno, si dovrà arrivare, in tempi non italiano possibilmente, alla realizzazione dello stadio di proprietà che Napoli merita, e che finalmente scaraventerebbe il capoluogo campano nel nuovo secolo del calcio globale.

A ciò si connette indubbiamente la capacità progettuale della società che, al di là dei quinquenni annunciati, che riguardano principalmente gli obiettivi sul campo, deve mirare ad ampliare lo staff azzurro, mirando a portare a Napoli figure professionali di spicco, che possano portare in dono con sé quel prestigio che tanta differenza ha fatto negli ultimi mercati grazie alla presenza dell’ex Liverpool in panchina.

Si dice inoltre che il futuro sia dei giovani, e sotto questo punto di vista il cambio di gestione ha fatto notare cambiamenti impressionanti. L’età media si è notevolmente abbassata, e oggi giovani come Duvan possono coltivare il sogno di prendere il posto, da titolare, di un mostro sacro come Higuain, senza ciò che rientri in una dannosa guerra di potere tra tecnico e presidente. Benitez ha fin da subito parlato con i tecnici delle squadre giovanili azzurre, chiedendo loro determinati moduli e schemi, al fine di abituare tutte le promesse da prima squadra al suo modo di giocare. Non tutti potranno giocare al San Paolo con la maglia azzurra, ma tutto ciò dimostra un’attenzione particolare, che nel prossimo futuro potrebbe portare in prima squadra giocatori come Bifulco, Tutino e Roberto Insigne (solo per fare tre nomi).

Una rosa del tutto giovane, seppur talentuosa, ma priva d’esperienza internazionale necessaria per affermarsi in Europa, non può però rappresentare la realtà napoletana. La piazza chiede i campioni, e in parte non ha torto. Servono anche dei campioni, intesi come trascinatori e uomini partita, in grado di risolvere le situazioni più difficili e delicate. La prova è stata data a Doha, dove una doppietta argentina (sul fronte azzurro) ha permesso a un intero popolo di vivere una serata al cardiopalma. Sotto questo aspetto Napoli è ormai da tempo avvezza a vantare in rosa giocatori di caratura mondiale, acquistandoli al top della carriera come nel caso di Higuain, o creandoli, come per Hamsik, Lavezzi, Cavani e Callejon.

Infine, come sottolineato anche dalle nuove norme FIGC, c’è sempre più bisogno di campanilismo sportivo, inteso come necessità di dar equo spazio ai giocatori nostrani (giovani soprattutto), senza lasciarsi forviare da nomi esotici. Ed ecco il punto che più di tutti sta dimostrando nelle ultime settimane il cambio di rotta di De Laurentiis e company. L’acquisto di Gabbiadini sul mercato Napoli, in anticipo su tutte le big di serie A, è stata la vera svolta, puntando tutto su un chiaro talento nostrano, lottando per averlo contro l’ambiziosa Samp e la contendente al vertice Juve. Un Napoli che parli più italiano è l’obiettivo di questo 2015, ma che allo stesso tempo non perda valore qualitativo. Su questa stessa linea si prospetta il colpo Darmian, per un azzurro che sa di Napoli e Italia.

di Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno)

 

 

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