SHOWTIME – Benitez ha ben addestrato il suo Napoli. Ora è tempo di vendetta

leon

Luc Besson sceglie New York per ambientare quello che negli anni diverrà forse il simbolo della sua filmografia, Leon. Per le strade della grande mela si aggira un assassino professionista, ben lontano dai canoni estetici quasi metrosexual che saranno imposti in seguito da Tom Cruise e soci. Si tratta di Leon, interpretato magistralmente da Jean Reno, intrappolato in un limbo dell’esistenza, tra adolescenza ed età adulta, in un vortice di abitudini utili a tenerlo al sicuro. Fa le pulizie, si allena, cura una pianta che è l’unica amica che ha al mondo, dorme stretto alla sua pistola e non ritira mai i suoi guadagni, se non per quanto basta a comprare cibo e latte.

La sua vita viene stravolta da una giovanissima Natalie Portman, alias Matilda, scampata alla strage della propria famiglia e pronta a iniziare una nuova vita tra le braccia del suo primo amore infantile, un losco e all’apparenza complesso sicario che, nonostante ogni istinto gli dica sia sbagliato, accetta di addestrarla, aiutandosi a vicenda a superare la soglia della maggiore età, crescendo insieme e amandosi, alla ricerca di una vendetta e un futuro migliore, non sempre assicurato se la distanza che separa i due da questo è lunga tanto quanto la canna di Beretta 92FS.

Orfano di Mazzarri, primo allenatore del secondo quinquennio azzurro (quello dedicato alle vittorie di titoli e trofei), il Napoli di De Laurentiis era in cerca di una guida, percorrendo un lungo corridoio, dai silenzi, la rabbia e le giacche gettate al vento fino ad arrivare alla porta di Rafa Benitez. Come dei bambini da istruire al mondo, i giocatori azzurri (o almeno coloro non sacrificati al mercato Napoli) si sono affidati al professionista spagnolo per dare inizio a una nuova fase della propria esperienza napoletana, quella del possesso palla, del gioco e dei giovani.

Con un senso di vendetta sportiva tutto presidenziale nei confronti del neo tecnico (stagione 2013/14) dell’Inter, il Napoli, decisamente rinvigorito dall’arrivo dei pupilli voluti da Rafa, è sceso in campo stupendo tutti, essendo in grado di spazzar via ogni avversario, almeno per una parte della stagione, mancando il grande bersaglio ma collezionando ulteriore fama internazionale e una Coppa Italia dolorosa e pesante da alzare. Come Leon però avverte la piccola Matilda, fare le pulizie non è certo qualcosa che chiunque può decidere un giorno di fare. Spazzar via dunque i fantasmi passati, comprensivi di un gioco remissivo, non è stato ben digerito da molti, creando un clima teso, che ha collaborato, insieme a dinamiche interne alla squadra, ad attentare a un lieto fine che a Doha ha visto completarsi del 33%.

Se Benitez dovesse partire, di certo questo Napoli non andrebbe via stipato nella sua valigia. La linea tracciata sui terreni di Castelvolturno e del San Paolo dovrà essere seguita ancora da qualcuno che dimostri d’avere la sua stessa visione internazionale. La Supercoppa però, insieme a risultati e cali di rendimenti delle avversarie, ha ridonato al campionato un Napoli conscio delle proprie forze, che potrebbe scrollarsi di dosso l’amarezza di un inizio di stagione col freno a mano tirato, mirando a uno dei tre trofei ancora in palio: scudetto, Coppa Italia ed Europa League.

Siamo ormai giunti al secondo tempo di questa avvincente pellicola, e non resta altro da fare che gustarsi lo show, magari dagli scomodi spalti del San Paolo (non soltanto contro la Juventus), nella speranza che Leon Benitez e la sua piccola allieva azzurra sappiano regalarsi un finale dolce, che possa segnare la rivalsa nei confronti dei tanti che in questo amore non hanno mai creduto.

di Luca Incoronato (Twitter: @_n3ssuno_)

 

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